mercoledì 25 marzo 2015

UN CONVEGNO PER I CRISTIANI PERSEGUITATI



Care amiche, cari amici

            La mancanza di attenzione e di solidarietà nei confronti dei tanti cristiani perseguitati e uccisi nel mondo è certamente il segno della crisi della nostra società cristiana. 

            Il fatto che i ripetuti inviti degli ultimi tre Papi, con parole forti e drammatiche, a ricordarli, a pregare per loro e per le loro famiglie, a fare sentire sugli assassini la pressione della nostra preghiera affinché si convertano e la smettano di uccidere, il fatto che tutto questo non venga recepito nelle parrocchie, nei movimenti e associazioni, nella nostra vita quotidiana di cristiani d'Occidente, tutto questo rappresenta un problema.

            Eppure papa Francesco ha ricordato con forza in diverse occasioni che se la Chiesa è un corpo tutti devono sentirsi solidali quando qualcuno soffre. Eppure l'arcivescovo di Milano continua a tenere alta l'attenzione, sia con i suoi interventi sia invitando protagonisti delle Chiese perseguitate a comunicare la loro esperienza drammatica. Ma così non avviene e la solidarietà non decolla. Perché?

I motivi possono essere diversi.

            Innanzitutto c'è quella che il Papa chiama la malattia o il peccato dell'indifferenza. Una indifferenza che nasce dalla mancanza di preghiera e quindi di carità, cioè di quell'amore per i fratelli che ha origine dalla convinzione che la Chiesa è un solo corpo, una sola famiglia. Causa di questo peccato di omissione è anche una cattiva formazione, che ci ha fatto dimenticare che cosa è effettivamente la Chiesa, così come la definisce il Catechismo della Chiesa Cattolica.

            Un altro motivo nasce dalla ossessiva ed esclusiva attenzione alla crisi della Chiesa, così come si manifesta in Occidente e in particolare in Europa. Questo ci fa dimenticare i diversi problemi che la Chiesa deve affrontare dove viene fisicamente perseguitata, in Asia e in Africa per esempio, dove è ancora in corso una prima evangelizzazione che incontra resistenza e persecuzione. Chi ha in testa solo i propri problemi, le proprie abitudini, non riesce ad aprirsi ai problemi altrui e nemmeno alla sofferenza. Mi chiedo spesso che cosa debba accadere per sentire finalmente nelle nostre chiese, nelle nostre associazioni e movimenti, una presa di posizione chiara e forte sul tema della persecuzione e della libertà religiosa.

            Un terzo problema riguarda il principio della libertà religiosa che riguarda soprattutto i cristiani, ma non soltanto. I cristiani delle diverse confessioni sono i più perseguitati, ma la Chiesa si fa un vanto di difendere la libertà di tutti, anche di chi professa un'altra religione, perché il diritto alla libertà religiosa appartiene alla persona e alle comunità e questo diritto deve essere riconosciuto e protetto dagli Stati in quanto tale. Il tema della vera religione è fondamentale ma non riguarda la competenza dello Stato moderno. La forza che viene alla Chiesa dall'essere e dal presentarsi come la garante della libertà di tutti i perseguitati è grandissima, si pone sul piano della ragione, precede tutte le religioni e offre ai cattolici una forza e una credibilità straordinari.

            Un'ultima considerazione riguarda il fatto che la religione (e a maggior ragione la Chiesa cattolica) deve occupare lo spazio pubblico e questa verità viene poco percepita in Occidente, dopo secoli di laicismo. La persecuzione nei confronti dei cristiani in Iraq, Siria, Pakistan e Nigeria, per citare solo i casi più emblematici, non può essere risolta semplicemente ritagliando a questi perseguitati un piccolo spazio dove poter sopravvivere, ma riconoscendo il ruolo pubblico e storico della religione e in particolare delle Chiese che hanno segnato la storia di quelle nazioni.

            Per tutti questi motivi, Alleanza Cattolica organizza con Integra onlus un grande convegno internazionale che si svolgerà a Milano sabato 28 marzo (Hotel Michelangelo – Piazza Luigi di Savoia 6), dalle 15 alle 18. Saranno presenti uomini molto significativi, a cominciare da Paul Bhatti, il fratello del martire Shabbaz, ucciso in Pakistan quando era ministro dello Stato in rappresentanza delle minoranze religiose di quel Paese. Ci sarà anche il vescovo Agostino Marchetto, considerato da Papa Francesco il miglior interprete del Vaticano II, che ci parlerà della libertà religiosa, mentre altri, giornalisti e uomini delle istituzioni, ci presenteranno il problema dal punto di vista delle vittime, sia i perseguitati sia quelli costretti a fuggire dall'inferno della violenza fondamentalista.

            Invitiamo tutti i nostri amici a non mancare a questo importante evento, a invitare altri, a farlo conoscere anche come forma di solidarietà nei confronti di chi sta ancora soffrendo e non deve essere dimenticato, come Asia Bibi, la madre cristiana in prigione in Pakistan, e le decine di migliaia di profughi sopravvissuti alla violenza islamista del Califfato in Iraq e Siria.

 FONTE: Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica

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