Care amiche,
cari amici.
È trascorso più di un mese dal
Convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità” che si è svolto a
Milano il 17 gennaio scorso, organizzato dalla Regione Lombardia. L'eco enorme non
si è ancora spenta e ancora oggi molte persone lo ricordano con entusiasmo e ci
ringraziano per quell'evento che ha contribuito ad informare migliaia di
persone e, tramite queste ultime, moltissime altre.
Questo del resto era lo
scopo: informare sulla portata della posta in gioco con l'eventuale
approvazione della legge sulle unioni civili, che in realtà sono un
“similmatrimonio” che vuole equiparare il matrimonio fra uomo e donna a quello
omosessuale.
Le migliaia di persone intervenute
con tanto entusiasmo hanno capito che i nemici della famiglia sono disposti a
tutto pur di mettere quest'ultima sullo stesso piano delle convivenze
omosessuali. Sono disposti a mentire cercando di trasformare un convegno sulla
famiglia in un altro omofobo, come hanno cercato di fare a partire dal 3
gennaio mettendo in campo tutta la forza di pressione della grande stampa (Repubblica
e Corriere della sera) e delle principali televisioni.
Come
organizzare la propaganda per la famiglia
Difficilmente noi possiamo competere
con questi grandi giornali. Possiamo soltanto andare a cercare le nicchie più o
meno grandi di opinione pubblica che, felicemente, non leggono questi giornali
e ascoltano senza condividere le principali televisioni. È un lavoro lungo e
difficile, ma entusiasmante.
Così, subito dopo il Convegno è
ripresa la propaganda ordinaria a favore della famiglia con numerose conferenze
e con presentazioni del romanzo di Susanna Manzin sulla fecondazione eterologa
(Il destino del fuco, D'Ettoris editore, 2014). Più le persone vengono a
conoscenza del problema, più si mobilitano preoccupate, anche perché cominciano
a rendersi conto del fatto che la propaganda gay investe tutti e in profondità,
in particolare i bambini e i giovani che vanno a scuola. Incontri di questo tipo
sono stati tenuti a Lodi, Modena e San Donato Milanese nei giorni
immediatamente successivi al Convegno.
Cento città per
la famiglia
Intanto dalla Regione Lombardia sta
partendo l'ambizioso progetto di portare in cento città il convegno “Difendere
la famiglia per difendere la comunità”: la prima uscita sarà a Monza venerdì 20
marzo alle ore 21.
È ovvio, ma è meglio ripetere, che
questi convegni si rivolgono a un pubblico prevalentemente attento agli aspetti
politici della difesa della famiglia, mentre le conferenze hanno un tratto più
culturale, che tocca gli aspetti più profondi dell'uomo, essenzialmente il suo
cuore, dove vengono prese le decisioni più importanti. Ma se vogliamo cercare
di sfidare la campagna per il matrimonio omosessuale in corso dobbiamo andare a
cercare tutti gli ambiti possibili, sia il pubblico più politicizzato di un
partito, sia quello più culturale di una parrocchia o di un centro culturale.
In ognuna di queste occasioni dobbiamo saper adeguare gli interventi al tipo di
pubblico, presentare e suggerire i libri più adatti, costruire una rete di
collaborazione che operi sul territorio. Da questo punto di vista Si alla
famiglia e Si jus sono strumenti importanti che servono per unire
diverse realtà associative (il primo) oppure le persone che operano nel campo
giuridico (il secondo).
I prossimi mesi saranno importanti.
Le unioni civili arriveranno in Parlamento. La propaganda gender
cercherà di penetrare ulteriormente nelle scuole. I giudici faranno la loro
parte.
Noi cercheremo di fare il possibile.
Il governo di Renzi non vuole soltanto vincere ma pretende anche di convincere
per cui ogni forma di protesta contro i suoi provvedimenti procura fastidi
perché toglie consensi. Il suo progetto è il “Partito della Nazione”, dentro il
quale ci devono stare tutti, cattolici e non, moderati e progressisti,
statalisti e liberisti. È il partito che meglio esprime la "dittatura del
relativismo" denunciata dal card. Ratzinger come la caratteristica del
nostro tempo. Un partito relativista che ospita qualsiasi posizione culturale
tranne quella di chi afferma che ci sono princìpi fondamentali per il bene
comune e contemporaneamente un partito decisionista, autoritario,
tendenzialmente dittatoriale.
Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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