lunedì 8 giugno 2015

RICCHEZZE E CORRUZIONE



          Partendo dalla scena evangelica del giovane ricco che non riesce a rinunciare ai propri beni, Francesco ha denunciato che <<l'attaccamento alle ricchezze è l'inizio di ogni genere di corruzione, dappertutto: corruzione personale, corruzione negli affari, anche la piccola corruzione commerciale di quelli che tolgono 50 grammi al peso giusto, corruzione politica, corruzione nell'educazione>>.

            Il motivo è che <<quelli che vivono attaccati al proprio potere, alle proprie ricchezze, si credono nel paradiso. Sono chiusi, non hanno orizzonte, non hanno speranza. Ma alla fine dovranno lasciare tutto>>.

            La cosa più drammatica, in una prospettiva soprannaturale, è che questo attaccamento <<ci dà tristezza e ci fa sterili>>. Ma, ha precisato il Pontefice, <<dico "attaccamento"", non "amministrare bene le ricchezze", perché le ricchezze sono per il bene comune, per tutti. E se il Signore a una persona gliene dà è perché le utilizzi per il bene di tutti, non per se stesso>>.

            Senza generosità, le ricchezze <<ci fanno credere che siamo potenti, come Dio. E alla fine ci tolgono il meglio, la speranza>>.

            Gesù invece indica la giusta modalità per vivere il possesso dei beni: <<La prima beatitudine, "Beati i poveri in spirito", cioè aprire la mano, aprire il cuore, aprire l'orizzonte>>.

FONTE: Omelie da Santa Marta di Papa Francesco

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