Parte 3
Come abbiamo visto, è la politica
monetaria della Federal Reserve, che favorisce i prestiti per l'acquisto di
case, a generare la bolla. Ma a riempirla di plutonio è qualcun altro.
La prima carica esplosiva la mettono
le banche e gli operatori del settore immobiliare.
I quali non si accontentano
più di prestare soldi a clienti che desiderano acquistare una casa, ma si
adoperano con impegno per farla comprare anche a chi faticherebbe persino a
pagare un affitto modesto. Così vengono coinvolte le categorie più povere ed
emarginate della popolazione, illudendole di poter coronare il sogno di un
tetto di proprietà. E' l'invenzione dei mutui subprime, così chiamati perché in termini di rischiosità del
soggetto stanno molto, ma molto più sotto di quelli concessi ai clienti
affidabili , definiti prime.
Questo tipo di mutui è l'ultimo
livello che si possa immaginare in una graduatoria di rischio. Negli USA
c'erano i mutui sicuri concessi ai clienti affidabili (prime), poi quelli un pò
più rischiosi, perché di importo di gran lunga superiore ai limiti suggeriti
dal buon senso (jumbo), poi quelli concessi senza nemmeno guardare la busta
paga dei richiedenti (alt-A). Infine, ecco i mefitici subprime, erogati a
persone che non avevano né lavoro, né reddito, né tantomeno patrimonio: per
questo chiamati anche ninja, no icome, no job, no assets.
Perché se viene a mancare l'anello
decisivo della responsabilità, da parte di chi presta denaro come di chi lo
riceve, il sistema a un certo punto non può che andare in tilt, rendendo
indigesto il caro vecchio pasto gratis.
Spesso non serve nemmeno portare i
documenti per ricevere i soldi: avere un cliente indebitato è già una fonte di
guadagno.
Per rendere un'idea di cosa accade:
nel 2002 i rischiosi subprime rappresentavano solo l'8 per cento del totale dei
mutui, nel 2006 arrivano a essere il 20 per cento, uno su cinque. Questa
dinamica avrebbe dovuto già mettere in allarme istituzioni ed autorità di
vigilanza. Eppure, per un bel pò, non accade nulla.
A rendere l'America un Eldorado
immobiliare è il fatto che tutti guadagnano allegramente, perché i prezzi delle
case corrono all'impazzata e sembrano non fermarsi mai. Dunque, per fare un
esempio, il signor Smith o la signora Gonzàlez possono comprare una casa per
150mila dollari, indebitarsi per 170mila, rivenderla dopo un anno a 200mila,
poi accendere un nuovo mutuo per comprare un'altra casa, e via dicendo. Il
mutuo diventa così uno strumento per creare ricchezza facile e diffusa. Gli
americani si indebitano per comprare l'abitazione e con i soldi che ottengono
in prestito si indebitano per comprare l'auto, e poi con quelli fanno le
vacanze o cambiano il frigo. C'è un momento nel quale le famiglie arrivano ad
avere un debito superiore a quello che guadagnano in un anno: 100mila dollari
di stipendio e 120mila dollari di debiti.
Una situazione che spinge le imprese
a costruire più case del necessario e gli americani, anche la gente semplice, a
comprare e vendere immobili come se il mercato fosse un gigantesco erogatore di
banconote, un gioco del Monopoli nel quale tutti chiudono gli occhi e smettono
di ragionare. Tanto si vince sempre.
Questo ombrello di tutele, così
rassicurante protettivo, così privato e così statale allo stesso tempo, è un
altro dei motivi fondamentali che aiutano la bolla delle case a gonfiarsi. E'
proprio grazie a questa copertura che le banche si sentono autorizzate a
piazzare mutui in libertà, come se regalassero Fiches della roulette.
Eppure, manca ancora un tassello ,
forse il più importante. Che cosa spinge
queste agenzie <<sponsorizzate>> dal governo a farsi carico di
tutti quei prestiti, che nel complesso valgono ormai quasi la metà del pil
americano? Semplice: il fatto che anch'esse, alla fine, come tante altre
istituzioni simili che fioriscono in questi anni, trovano il modo di liberarsi
dei problemi legati a possibili insolvenze. Il meccanismo è ancora più
elementare: prendono i rischi e li cedono a una vasta platea di investitori e
risparmiatori. Spesso ignari dei pericoli.
Ad ogni passaggio i rendimenti, i
soldi che si guadagnano sono di più, e la patata bollente finisce sempre nelle
mani dell'ultimo arrivato.
Insomma, la porcheria, se c'é, è
tutti fuori del bilancio, ben nascosta da istituti protetti dall'ombra di
mercati non vigilati in prodotti che appaiono abbronzati e sorridenti.
E' la prova che la finanza ha ormai
vinto la sua partita sull'economia reale. Non conta più produrre, ma far girare
i soldi per farne sempre di più, e in poco tempo.
Quando il sistema comincia ad andare
in tilt a causa della flessione del settore immobiliare, nel 2007, sui mercati
ci sono quasi 1.000 miliardi di dollari di mutui subprime e, appoggia su
questi, qualcosa come 4.200 miliardi di dollari di RMBS, 3.000 miliardi di CDO
e oltre 530mila miliardi di strumenti derivati vari. Chiamarla polveriera fa
sorridere.
FONTE:
Titolo: Capire la crisi; Autore: Massimo Calvi; Editore: Rubbettino
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