lunedì 29 giugno 2015

DIO CI HA VOLUTI VULNERABILI



Corso di guarigione, Parte 41

            Vivevano fra di loro la complementarietà. Erano felici perché appartenevano a Dio accettavano i loro limiti e la loro vulnerabilità. Ed era proprio questa vulnerabilità che li metteva così vicini a Dio perché erano dipendenti. Infatti il bimbo che è l'essere più vulnerabile è quello più vicino alla sua mamma proprio per questa vulnerabilità che ha. Quindi la sua vulnerabilità diventa quasi la causa dell'amore stretto e tenero della madre. 

               Dio ci ha voluti così perciò la vulnerabilità fa parte dell'immagine perché è proprio quella che permette a Dio di tenerci stretti di tenerci in braccio. E loro vivevano la loro vulnerabilità ed erano chiamati a crescere per diventare come Dio

            Questa precisazione ci permette di affermare che non c'era colpa prima della caduta. La vergogna non esisteva. Che cosa fa il peccato? Il peccato apre loro gli occhi e rende questa nudità insopportabile, l'uomo vede dolorosamente la sua debolezza, perché egli è ormai solo come un orfano senza padre. Il peccato gli da una nuova lucidità che ferisce che fa male e che uccide perché lo sguardo dell'uomo è privato della relazione d'amore e di misericordia di Dio. 

            Io non ho più lo sguardo perché non è più lo sguardo della mia relazione con Dio, ormai il mio sguardo si è pervertito cioè è andato per un altro verso.  Questa conoscenza corrisponde alla scoperta della propria fragilità e povertà, della propria vulnerabilità, conoscenza fatta però nella rottura della relazione con Dio, vale a dire essi ora conoscono questa vulnerabilità ma non la conoscono con Dio ma la conoscono da soli, quindi ne hanno paura e terrore, bisogna nasconderla, è terrorizzante.

            Questa fragilità arreca loro vergogna perché senza Dio bisogna essere forti perché la tua forza prima era Dio ma se adesso sei senza Dio e ti guardi, la vulnerabilità non mi piace più, perché non c'è più Dio devo essere forte. Adamo ed Eva hanno vergogna di ciò che sono, del loro corpo, della sessualità, vergogna dello sguardo che ciascuno posa su se stesso e sull'altro. E questa vergogna di ciò che noi siamo è espressa nella Bibbia dallo sguardo che l'uomo pone proprio sulla propria nudità vale a dire sulla propria vulnerabilità sulla propria povertà sulla propria dipendenza e questa vergogna si chiama sentimento di colpa. 

            Il sentimento di colpa, dalla Bibbia si sa, nasce per una perversione dello sguardo perché è un guardarsi senza più lo sguardo di Dio quindi lo sguardo dell'amore. Allora io conosco senza l'amore. Si è pervertito quello che era la conoscenza, l'intelligenza era custode dell'amore ora invece la conoscenza giudica l'amore perché l'amore non c'è più quindi io conosco senza questo amore. E quando c'è amore io utilizzo la mia conoscenza ed intelligenza per fare tutto ciò che può fare bene all'amore.

            Si diventa più fantasiosi più intelligenti più capaci anche per custodire l'amore stesso perché questo amore diventi sempre di più. Ma il giorno in cui io non amo più prendo la ragione e dico lui ha fatto questo, ha fatto quest'altro e allora lo giudico e allora avviene la separazione, la lacerazione, viene la rottura perché non è più l'amore che guida la ragione, l'amore non custodisce più la ragione ma essa è diventata giudice, allora si dice che l'amore non serve più e ci si taglia via, ed è finita. Quindi si vedono le cose con la ragione senza l'amore, con una logica spietata, fredda.

FONTE : Titolo : Corso di guarigione; Autore: Laura Casali

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