Corso di
guarigione, Parte 41
Vivevano fra di loro la
complementarietà. Erano felici perché appartenevano a Dio accettavano i loro
limiti e la loro vulnerabilità. Ed era proprio questa vulnerabilità che li
metteva così vicini a Dio perché erano dipendenti. Infatti il bimbo che è l'essere
più vulnerabile è quello più vicino alla sua mamma proprio per questa
vulnerabilità che ha. Quindi la sua vulnerabilità diventa quasi la causa
dell'amore stretto e tenero della madre.
Dio ci ha voluti così perciò la vulnerabilità fa parte dell'immagine
perché è proprio quella che permette a Dio di tenerci stretti di tenerci in
braccio. E loro vivevano la loro vulnerabilità ed erano chiamati a crescere per
diventare come Dio
Questa precisazione ci permette di
affermare che non c'era colpa prima della caduta. La vergogna non esisteva. Che
cosa fa il peccato? Il peccato apre loro gli occhi e rende questa nudità
insopportabile, l'uomo vede dolorosamente la sua debolezza, perché egli è ormai
solo come un orfano senza padre. Il peccato gli da una nuova lucidità che
ferisce che fa male e che uccide perché lo sguardo dell'uomo è privato della
relazione d'amore e di misericordia di Dio.
Io non ho più lo sguardo perché non
è più lo sguardo della mia relazione con Dio, ormai il mio sguardo si è
pervertito cioè è andato per un altro verso.
Questa conoscenza corrisponde alla scoperta della propria fragilità e
povertà, della propria vulnerabilità, conoscenza fatta però nella rottura della
relazione con Dio, vale a dire essi ora conoscono questa vulnerabilità ma non
la conoscono con Dio ma la conoscono da soli, quindi ne hanno paura e terrore,
bisogna nasconderla, è terrorizzante.
Questa fragilità arreca loro
vergogna perché senza Dio bisogna essere forti perché la tua forza prima era
Dio ma se adesso sei senza Dio e ti guardi, la vulnerabilità non mi piace più,
perché non c'è più Dio devo essere forte. Adamo ed Eva hanno vergogna di ciò
che sono, del loro corpo, della sessualità, vergogna dello sguardo che ciascuno
posa su se stesso e sull'altro. E questa vergogna di ciò che noi siamo è
espressa nella Bibbia dallo sguardo che l'uomo pone proprio sulla propria
nudità vale a dire sulla propria vulnerabilità sulla propria povertà sulla
propria dipendenza e questa vergogna si chiama sentimento di colpa.
Il sentimento di colpa, dalla Bibbia
si sa, nasce per una perversione dello sguardo perché è un guardarsi senza più
lo sguardo di Dio quindi lo sguardo dell'amore. Allora io conosco senza
l'amore. Si è pervertito quello che era la conoscenza, l'intelligenza era custode
dell'amore ora invece la conoscenza giudica l'amore perché l'amore non c'è più
quindi io conosco senza questo amore. E quando c'è amore io utilizzo la mia
conoscenza ed intelligenza per fare tutto ciò che può fare bene all'amore.
Si diventa più fantasiosi più
intelligenti più capaci anche per custodire l'amore stesso perché questo amore
diventi sempre di più. Ma il giorno in cui io non amo più prendo la ragione e
dico lui ha fatto questo, ha fatto quest'altro e allora lo giudico e allora
avviene la separazione, la lacerazione, viene la rottura perché non è più
l'amore che guida la ragione, l'amore non custodisce più la ragione ma essa è
diventata giudice, allora si dice che l'amore non serve più e ci si taglia via,
ed è finita. Quindi si vedono le cose con la ragione senza l'amore, con una
logica spietata, fredda.
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