Care amiche,
cari amici
Quando sabato scorso sono arrivato
sulla piazza San Giovanni alle 12,15 mi sono commosso vedendola già piena di
famiglie, venute da molto lontano come testimoniavano i cartelli e gli
stendardi con i nomi delle città di provenienza. Tantissimi bambini, che
giocavano sotto il sole cocente (e poi anche durante il diluvio, senza troppo
lamentarsi) ma sono stati gli anziani a colpirmi di più, perché sembravano
incuranti del viaggio, della fatica, del disagio che poi sarebbe cresciuto nel
corso di una giornata meteorologicamente complicata.
Ho capito in
quel momento che la manifestazione era già riuscita.
Adesso la palla passa al Parlamento
dove si fanno le leggi e qui purtroppo non siamo messi bene. L'iniziativa
dell'on. Alessandro Pagano di unire i "Parlamentari per la famiglia"
procede e il numero aumenta, e molti di quelli che hanno aderito a questa
associazione fra parlamentari erano presenti sabato alla manifestazione. Ma le
forze politiche in Parlamento sono quelle che sono. Comunque qualcosa si è
messo in moto e non dobbiamo disperare: il ddl Scalfarotto è ancora fermo al
Senato grazie alla protesta delle piazze e a pochi ma importanti interventi in
Parlamento.
Comunque la
manifestazione di sabato ha insegnato tante cose.
Intanto, per la prima volta, sono
scese in piazza le famiglie, invitate da persone del laicato rappresentanti di
alcuni movimenti e associazioni, neppure di tutti, senza bisogno di
vescovi-pilota, come ha chiesto Papa Francesco. È una cosa importante, direi
una svolta.
Poi dobbiamo riflettere sui contenuti
della manifestazione. Sembrava a qualcuno che si volesse cancellare il fatto
che l'obiettivo della discesa in piazza era il ddl Cirinná, che equipara il
matrimonio gay a quello fra un uomo e una donna semplicemente chiamandolo
unione civile. Non è stato così. Tutti gli interventi dal palco hanno
confermato che questo rimane il primo obiettivo, a breve termine, della
mobilitazione. Tuttavia la manifestazione è stata promossa soprattutto per
difendere i figli dall'ideologia gender che viene diffusa nelle scuole. E
questo è lungimirante, perché anche se il ddl Cirinná dovesse diventare legge
dello Stato, la battaglia contro il gender dovrà continuare, essendo
quest'ultimo la vera causa culturale che poi provoca il tentativo di
legalizzare il matrimonio gay.
Infine, una precisazione importante.
Nonostante le reazioni sguaiate e intolleranti dei responsabili delle comunità
lgbt apparse sulla stampa dopo la manifestazione, che il sottosegretario
Scalfarotto ha definito inaccettabile dando prova di una democraticità
sostanziale, la manifestazione non era contro gli omosessuali, che sono persone
portatrici di diritti naturali, personali e non matrimoniali. La manifestazione
era diretta contro chi li usa per un progetto ideologico che ha come obiettivo
quello di scardinare la famiglia dal fondamento della società e di mettere in
discussione la stessa natura umana. La dottrina della Chiesa e il buon senso ci
chiedono di volere il bene di queste persone e di mostrare loro l'enorme
inganno di chi li lusinga per sfruttarli, non per aiutarli.
Adesso comincia un lavoro ancora più
difficile. Si tratta di portare gli effetti benefici della mobilitazione di
sabato all'interno delle proprie realtà, nelle parrocchie, nelle scuole, nei
posti di lavoro. Si tratta di cercare di recuperare i movimenti e le
associazioni che non erano presenti, di coltivare l'unità contro ogni divisione
e di andare casa per casa, famiglia per famiglia, a raccontare la bellezza e
l'unicità di questa comunità senza la quale la società si sfascia.
FONTI: Marco Invernizzi di Alleanza
Cattolica
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