Vi proponiamo un articolo del giornalista Carlo Nesti sulla figura di Annarita Sidoti.
Annarita Sidoti ci ha lasciato ad
appena 45 anni, a causa di uno di quei mali incurabili, che solo la tempra dei
campioni, a volte, riesce a prolungare oltre il lecito, fino all’agonia.
L’attaccamento alla vita, e la
battaglia contro la morte, trovano negli atleti, forse, individui portati più
di altri ad arrendersi, fisicamente e psicologicamente, all’ultimo minuto,
contro il rivale imbattibile.
L’esempio di questa marciatrice,
alta 1 metro e 50 per 42 chili, va ben al di là dei confini del titolo
mondiale, conquistato nei Mondiali 1997.
Il bello dello sport è che, in
tantissime discipline, è molto democratico, nel senso di premiare gli alti, i
bassi, i muscolosi e i longilinei.
Basti pensare ai 2 calciatori più
prestigiosi del mondo. Uno, Messi, basso e leggero, e l’altro, Cristiano
Ronaldo, alto e scultoreo. Eppure, entrambi, con caratteristiche completamente
diverse, sono in grado di essere decisivi per le loro squadre.
Anche nella Bibbia, e cioè nella
storia del rapporto fra Dio e l’uomo, sono celebri gli esempi di uomini, scelti
da Nostro Signore, in base a tutto, fuorché ai nostri parametri: dal
balbuziente Mosè, fino al piccolo Davide.
Annarita Sidoti aveva fatto del
fisico da scricciolo la sua forza, perché l’importante non è confrontarsi con i
vantaggi degli altri, ma con se stessi, cercando, giorno per giorno, di
migliorarsi, e mettendo a frutto, come spiega Gesù, i talenti personali.
Il messaggio che trasmettono
campioni, quali Mennea, Abbagnale, Maddaloni e Sidoti, cresciuti nel sud
Italia, dove la mancanza di impianti, e mezzi, scoraggerebbe chiunque, è
universale, e vale nella vita quotidiana.
Un messaggio di abnegazione, tenacia
e speranza. Anzi: Speranza, con la “S” maiuscola, anche se si è minuscoli, come
Annarita.
Nessun commento:
Posta un commento