Care amiche,
cari amici,
Nel 1956, quando l'Unione sovietica
invase l'Ungheria perché restasse legata al mondo comunista, soffocando nel
sangue la rivolta di Budapest, l'arcivescovo di Milano Giovanni Battista
Montini, il futuro Paolo VI oggi beato della Chiesa cattolica, svolse per le
vie della città una processione silenziosa, portando un solo enorme crocifisso
dietro al quale seguiva la folla dei fedeli.
Simbolo di quella resistenza contro
l'aggressione fu il Primate ungherese, il card. Josef Mindzenty, liberato dagli
insorti dalle prigioni del regime dove si trovava da anni. Ancora oggi il mondo
comunista, in Cina, in Corea del Nord, in Vietnam, continua a colpire le Chiese
e i cristiani. Questi ultimi ai nostri giorni subiscono anche un'altra
persecuzione, da parte di una componente del mondo islamico che in Iraq, in
Siria, in Pakistan e in molti Paesi islamici uccide e toglie le libertà in nome
della religione islamica.
Il mondo occidentale ha paura e
reagisce poco e male. Fa così perché non ama ciò che dovrebbe difendere,
disprezzando le radici cristiane della propria storia. Questa è la nostra
grande debolezza, particolarmente visibile a livello istituzionale. Le
istituzioni italiane ed internazionali deprecano la violenza anti cristiana di
questi mesi, ma non scendono veramente in campo con tutta loro autorevolezza,
come invece fanno in altre occasioni. Non lo fanno per la libertà religiosa,
così come non lo fanno per la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna.
Del resto, la recente approvazione, della legge sul divorzio breve, contro la
quale hanno votato soltanto 28 deputati, la dice lunga sull'assenza di una
classe politica legata ai princìpi cristiani.
La Regione Lombardia viaggia invece
in controtendenza. Lo ha fatto il 17 gennaio organizzando con altre
associazioni il convegno Difendere la famiglia per difendere la comunità
e lo ha fatto sabato 2 maggio per difendere la libertà dei cristiani
nel mondo, con la testimonianza di Paul Bhatti, successore del fratello e
martire pakistano Shabbaz, ucciso dai terroristi islamisti quando era ministro
delle minoranze nel suo sfortunato Paese. Accanto alla sua testimonianza vi è
stato l'intervento dell'assessore alla cultura della Regione Cristina
Cappellini, principale artefice delle due iniziative. Dopo la veglia e le
testimonianze, c'è stata la proiezione del film Cristiada, che narra
l'eroica insorgenza dei cristiani messicani dal 1926 al 1929, quando per
difendere la libertà religiosa dovettero combattere contro il regime massonico
che da decenni vessava con violenza la Chiesa cattolica del Paese.
Io non so quali conseguenze benefiche
possano avere questi gesti coraggiosi. Forse potranno risvegliare altre
istituzioni, regioni e comuni per esempio, che potrebbero imitare la Lombardia
e ripetere questi gesti pubblici di difesa della nostra identità, semplici ma
efficaci se soltanto pensiamo a quanto entusiasmo e speranza ha suscitato il
convegno del 17 gennaio. Intanto hanno ottenuto il plauso unanime del consiglio
comunale di Milano. Per tante evidenti ragioni, questa è una buona notizia.
FONTE: Marco
Invernizzi di Alleanza Cattolica
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