In
vista del prossimo sinodo incentrato sul tema della famiglia continuano a
rincorrersi dichiarazioni sempre più insolite e speranzose. Speranzose perché
da più parti si aspetta il sinodo come un nuovo concilio in cui la Chiesa possa
rivedere alcune posizioni in merito alle complicate situazioni matrimoniali.
Ultimo in ordine di tempo è stato il cardinal Walter Kasper che ha affermato di
aspettarsi molte novità sulla pastorale familiare perché «esistono attese
che non possono essere deluse». Le attese di cui parla il cardinale sono quelle
emerse dal recente questionario in cui una netta maggioranza di fedeli
germanofili si aspetta dalla gerarchia ecclesiastica un apertura sui temi di
omosessualità, seconde nozze e soprattutto sul diritto alla comunione per i
divorziati risposati.
In pratica, però, un
questionario non può modificare il Magistero. Per di più lo scorso 22 ottobre
in un corposo documento (Indissolubilità del matrimonio e dibattito sui
divorziati risposati e sui sacramenti su "L'Osservatore
Romano" del 23 ottobre 2013) il Prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede Gehrard Müller aveva già chiarito le basi su cui affrontare
il prossimo sinodo e non discosta di molto, anzi conferma in maniera decisa,
l’idea di papa Benedetto XVI secondo cui una pastorale sulla famiglia
deve poggiarsi sulla verità. Il documento ribadisce la linea del
Magistero della Chiesa che più volte si è espresso in merito. In particolare
cita come riferimento principale la Familiaris
Consortio pubblicata nel 1981 da Giovanni Paolo II.
Nell’esortazione apostolica il papa, prossimo santo, chiariva che è
importante mostrare carità e comprensione verso le difficili situazioni vissute
dai tanti divorziati risposati ma che questo non vuole dire riammettere al
sacramento della comunione. Perché «se si ammettessero queste persone
all’eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la
dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio».
A chi avanza che la confessione
possa essere sufficiente per coloro che vivono situazioni matrimoniali non
regolari per riaccostarsi al sacramento della comunione, il cardinal
Müller chiarisce che il pentimento è una condizione determinante ma ad esso
deve seguire «una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità
del matrimonio». Il concetto fondante intorno cui muovere una pastorale sulla
famiglia è di dover compiere «ogni sforzo perché venga compreso bene che
non si tratta di nessuna discriminazione, ma soltanto di fedeltà assoluta alla
volontà di Cristo che ci ha ridato e nuovamente affidato l’indissolubilità del
matrimonio».
Un aspetto particolare su cui
diversi commentatori hanno insistito riguarda il dibattito
sull’insegnamento dei Padri della Chiesa. Alcuni studiosi affermano
che le posizioni della Chiesa poggiano solo su un filone e non su tutta
l’eredità patristica. In oriente, infatti, secondo il principio di oikonomìa
(clemenza) ,in alcuni casi particolarmente difficili, sono previste le seconde
e terze nozze, anche se differenti sacramentalmente dalle prime. Il
cardinale Müller avvalora la Tradizione della Chiesa cattolica che «ha difeso l’assoluta
indissolubilità del matrimonio anche a costo di grandi sacrifici e sofferenze»,
ricordando lo scisma di Enrico VIII, e «ha respinto il divorzio e
il secondo matrimonio». Sbagliano quindi quegli studiosi che difendono
questa linea di studi perché l’eredità dei padri è
«inequivocabile».
Quindi, nessuna rivoluzione.
Soprattutto in questo momento perché repentini cambiamenti verrebbero
avvertiti solo come una concessione allo spirito mondano contrario
all’insegnamento di Cristo e non come un atto di misericordia. «Uno dei
più gravi problemi pastorali» scrive il cardinal Müller «consiste nel fatto che
molti giudicano il matrimonio esclusivamente secondo criteri mondani e
pragmatici. Chi pensa secondo lo “spirito del mondo” (1 Corinzi, 2, 12)
non può comprendere la sacramentalità del matrimonio. Alla crescente mancanza
di comprensione circa la santità del matrimonio, la Chiesa non può rispondere
con un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la
fiducia nello “Spirito di Dio, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato”
(1 Corinzi,
2, 12)».
Scritto da Michele Canali
Scritto da Michele Canali
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