In questa seconda settimana di quaresima, vi
proponiamo una riflessione di E. Bianchi su come vivere questo periodo sull'esempio di Gesù.
“Ogni anno ritorna la
quaresima, un tempo pieno di quaranta giorni da vivere da parte dei cristiani come
tempo di conversione, di ritorno a Dio.
Sempre i cristiani devono
vivere lottando contro gli idoli seducenti, sempre è il tempo favorevole ad
accogliere la grazia e la misericordia del Signore, tuttavia la
Chiesa chiede che ci sia un tempo preciso che si stacchi dal
quotidiano, un tempo “altro”, un tempo forte in cui far convergere nello sforzo
di conversione la maggior parte delle energie che ciascuno possiede.
E la Chiesa chiede che
questo sia vissuto simultaneamente da parte di tutti i cristiani, sia cioè uno
sforzo compiuto tutti insieme, in comunione e solidarietà.
Sono dunque quaranta
giorni per il ritorno a Dio, per il ripudio degli idoli seducenti per
una maggior conoscenza della misericordia infinita del Signore.
La conversione,
infatti, non è un evento avvenuto una volta per tutte, ma è un dinamismo che
deve essere rinnovato nei diversi momenti dell’esistenza, nelle diverse età, soprattutto quando il passare del
tempo può indurre nel cristiano un adattamento alla mondanità, una stanchezza,
uno smarrimento del senso e del fine della propria vocazione che lo portano a
vivere nella schizofrenia la propria fede.
Sì, la quaresima è il tempo del
ritrovamento della propria verità e autenticità, ancor prima che
tempo di penitenza: non è un tempo in cui “fare” qualche particolare opera di
carità o di mortificazione, ma è un tempo per ritrovare la verità del
proprio essere.
Gesù afferma che anche gli
ipocriti digiunano, anche gli ipocriti fanno la carità (cf. Mt 6,1-6.16-18):
proprio per questo occorre unificare la vita davanti a Dio
e ordinare il fine e i mezzi della vita cristiana, senza confonderli.
Come Cristo per quaranta
giorni nel deserto ha combattuto e vinto il tentatore grazie alla forza della
Parola di Dio (cf. Mt 4,1-11), così il cristiano è chiamato ad ascoltare,
leggere, pregare più intensamente e più assiduamente – nella solitudine come
nella liturgia – la Parola di Dio contenuta nelle Scritture.
(Fonte: Alla ricerca della verità del proprio essere di
Enzo Bianchi)
Samuele
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