mercoledì 6 maggio 2015

GLI "ULTIMI" E LE FORZE DELL'ORDINE



Care amiche, cari amici

            L'inaugurazione dell'Esposizione universale di Milano è stata contrassegnata da due immagini, apparentemente contraddittorie, che ci hanno accompagnato nei Tg e negli editoriali così come nelle cronache giornalistiche: da una parte il mondo capitalista che celebra se stesso, nonostante la crisi economica, e che vorrebbe estendere a tutti il suo benessere sconfiggendo definitivamente la "fame nel mondo", mentre dall'altra una piccola minoranza di potenziali assassini mette la città a ferro e fuoco, come accadde a Genova nel 2001.

            I black bloc (in realtà le diverse anime della galassia antagonista) sono soliti ritrovarsi per compiere azioni di una violenza inaudita contro i simboli del capitalismo in occasione delle grandi manifestazioni della società che vorrebbero contestare e distruggere, come appunto l'Expo, i G8 e in generale i più importanti incontri del capitalismo internazionale. Appaiono come contestatori di un mondo del quale, invece, sono in qualche modo il prolungamento, o forse un aspetto contiguo. 

            Infatti i due mondi sono accomunati dal rifiuto di quei princìpi fondamentali che soli possono tenere insieme una società e garantirne il bene comune, fra cui quella solidarietà verso gli ultimi che i "capitalisti" vorrebbero aiutare e i black bloc rappresentare.

            Chi sono infatti gli ultimi nel mondo contemporaneo, chi sono i penalizzati sul serio? I potenti di tutti i partiti che sfilano all'Expo dopo essersi insultati in Parlamento oppure i violenti che incendiano le macchine della gente normale, distruggono i negozi aperti il Primo maggio per cercare di vendere qualcosa e impediscono alle persone comuni di uscire di casa in un giorno non lavorativo?

            Io credo che gli ultimi, quelli che dovrebbero essere aiutati concretamente, siano coloro che guardano con sufficiente distacco l'Expo (che considerano a torto o a ragione una passerella dei potenti senza riscontri veramente concreti sul mondo reale) e guardano con profonda e motivata ostilità i potenziali assassini che dilagano come animali impazziti e vigliacchi nella città impaurita.

            Fra questi ultimi (gli "scartati" per usare le categorie di papa Francesco) vi sono i padri e le madri delle famiglie ancora normali, quelle che fanno i figli secondo la natura umana e pure li fanno crescere con sacrifici consistenti, "persino" andando a lavorare tutti i giorni. Gli ultimi sono i poveri del terzo mondo, che assistono a queste maestose rappresentazioni con un certo scetticismo circa la possibilità reale di ricavarne dei benefici.

            Ma gli ultimi che vorrei ricordare in modo particolare oggi sono le forze di polizia e i carabinieri che per quattro soldi rischiano la vita di fronte alla violenza assassina di chi scende in piazza e, quando viene da loro arrestato, spesso e volentieri viene scarcerato nel giro di 24 ore da magistrati complici e politicamente corretti.

            Nei confronti di queste forze dell'ordine esiste un pregiudizio ideologico negativo che comincia a diffondersi nel 1968 e, da allora, è diventato una componente stabile dell'intellighenzia occidentale. È un pregiudizio che porta anche molti moderati e conservatori ad avere paura di difenderli veramente fino in fondo, valorizzando la loro azione non semplicemente con parole di circostanza, ma concretamente, con leggi e iniziative di sostegno pubblico. Ha fatto specie in queste ore ascoltare le parole pronunciate dal sindaco di Milano contro i violenti che hanno devastato la città, conoscendo la sua storia ideologica e politica. Speriamo di cuore che siano sincere e preludano a un atteggiamento di solidarietà vera e costante nei confronti di chi mette la propria vita al servizio del mantenimento dell'ordine pubblico.

            Da parte nostra continuiamo a difendere gli ultimi del nostro tempo. Le famiglie, soprattutto quelle numerose, i bambini non nati perché eliminati dall'egoismo dei "grandi" anche attraverso le leggi ingiuste degli Stati ricchi d'Occidente, e tutti gli uomini e le donne delle forze dell'ordine, affinché questa parola cosi scorretta politicamente, l'ordine, ritorni ad avere un ruolo centrale nella vita culturale e politica delle nostre comunità. Se così non andasse, il mondo sviluppato rischierebbe il riprodursi delle condizioni dell'Expo di Parigi del 1900, quando tutta l'Europa celebrò i fasti della Belle époque, drammaticamente ignara della crisi spaventosa alle porte e che sarebbe sfociata nella tragedia della Prima guerra mondiale, neanche quindici anni dopo.

FONTE: Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica

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