Parte 2
L'avidità è la madre della vita
facile, il faro di chi vede nel lavoro una minaccia, il volano di un agire
economico che non prevede responsabilità, di azioni che escludono a priori
solidarietà e carità. L'avidità è all'origine di tutti quei comportamenti che
creano un benessere artificiale facendo pagare i danni a qualcun altro.
Si devono verificare alcune precise
condizioni. Una di queste, ad esempio, è che l'inflazione sia sotto controllo.
Il sistema, introdotto dalla
globalizzazione, funziona così: la stragrande maggioranza degli oggetti che
vengono prodotti da aziende americane e venduti in tutto il mondo - dai tablet,
alle camice di moda - è realizzato in Asia beneficiando di una manodopera che
costa quasi niente (sia in termini di dollari sia, spesso in termini di diritti
umani) e accettando un cambio con lo yuan, la moneta cinese, tenuto artificialmente
basso per mantenere vantaggiosi i prodotti di Pechino.
Le merci, in tal modo, costano meno
di quello che dovrebbero, i prezzi in patria sono sotto controllo, l'inflazione
non corre troppo, mentre la differenza tra il bassissimo prezzo di produzione
in Asia e quello di vendita nel resto del mondo si trasforma in meravigliosi
profitti per le imprese e le multinazionali, fiorisce nei dividendi per gli azionisti,
nei guadagni di Borsa, nei premi ai manager, nel pil che corre. Una manna.
Tutto lecito e regolare. Gli
americani hanno cominciato ad applicare questo modello nel sudest asiatico già
dagli anni Settanta. L'invenzione della globalizzazione non è un fattore
negativo: anzi, ha portato e porterà benessere in aree del mondo per anni
emarginate o escluse dallo sviluppo. Il problema, come sempre, sono gli
squilibri spinti all'eccesso, le esagerazioni, le derive patologiche e le
tentazioni degli esseri umani a cavalcare la rendita oltre ogni ragione.
In pratica: gli USA acquistano
prodotti made in China a prezzi competitivi, si indebitano per continuare a
fare i ricchi, e quel debito lo sostengono i cinesi. Anche in questo caso il
problema non è il meccanismo ma l'esagerazione.
Ma perché la turbolenza possa
trasformarsi nella tempesta perfetta, oltre al credito facile e al debito
irragionevole, servono altri ingredienti. Il più importante risiede nella
proliferazione di prodotti finanziari capaci di nascondere i rischi di questo
gioco pericolosissimo.
Ma se le quotazioni delle case
vendute si impennano di colpo, è chiaro che qualcosa non torna.
Come abbiamo visto, è la politica
monetaria della Federal Reserve, che favorisce i prestiti per l'acquisto di case,
a generare la bolla. Ma a riempirla di plutonio è qualcun altro.
A giovedì
prossimo
FONTE:
Titolo: Capire la crisi; Autore: Massimo Calvi; Editore: Rubbettino
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