Introduzione
all'Antico Testamento. Parte 2
Il viaggio nel testo dell'Antico
Testamento è un'avventura faticosa simile a un assedio condotto nei confronti
di una cittadella fortificata nella quale si possono aprire brecce, ma il cui
centro resta spesso inviolato e misterioso.
Lo scrittore medioevale Ruperto di
Deutz parlava di una lotta a corpo a corpo con il Libro, simile a quella che
Giacobbe dovette sostenere in una notte oscura lungo le rive spumeggianti del
fiume labbok (Gen 32 ): <<Dolce lotta, però, più gioiosa di ogni
pace>> (In Canticum, prefazione).
Alla base di quest'avventura c'è una
Parola che risuona nella notte del nulla: <<Mentre un profondo silenzio
avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua
parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale... si slanciò in mezzo alla
terra>> (Sap 18,14-15). A questa, che è cronologicamente una delle ultime
pagine dell'Antico Testamento, corrisponde in apertura il canto della Parola
efficace e creatrice, la celebre pagina di Gen 1: <<Dio disse: "Sia
la luce!". E la luce fu>> (1,3).
E un profeta anonimo, il cosiddetto
Secondo Isaia, approfondirà questo tema attraverso un simbolismo caro
all'orizzonte palestinese sempre assetato, assolato e aspro: <<Come la
pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la
terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi
semina e il pane a chi mangia, così sarà della parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto, senza aver compiuto ciò per cui l'ho
mandata>> (Is 55,10-11).
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