lunedì 13 luglio 2015

DOVE SEI? DICE DIO AD ADAMO.



             Attraverso l'apparenza posso nascondermi agli occhi degli altri, ai miei occhi ma non agli occhi di Dio perché l'uomo guarda l'apparenza ma Dio guarda il cuore e quindi io so che non potrò nascondermi. 

           Allora questo non è sufficiente  per nascondermi agli occhi di Dio, ma bisogna nascondersi agli occhi di Dio. Questa prova ci è data dalla scrittura, infatti in Genesi 3 udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio in mezzo agli alberi del giardino.

            Perciò il mantello delle apparenze funziona tra di noi ma non con Dio, perciò bisogna nascondersi dietro gli alberi del giardino e poi alla fine è come nascondersi dietro un dito. Allora l'uomo si sforza non più di nascondersi da se stesso e dagli altri, ma cerca di nascondersi dallo sguardo di Dio.

            Allora tutte le derive patologiche di cui vi dicevo prima non sono sufficienti agli occhi della mia coscienza a nascondermi da Dio anche se queste derive sono efficaci per ingannare lo sguardo dell'altro e anche addirittura il mio stesso sguardo su di me, quindi bisognerà che io aggiunga un altro sistema difensivo. 

            Ora io devo difendermi dallo sguardo di Dio, un sistema di difesa che si appoggerà questa volta sulla menzogna, sopra un raggiro della verità sopra una giustificazione. 

            Davanti a Dio l'uomo non si nasconde più perché è nudo, poiché è Dio stesso che lo ha plasmato così, ma si nasconde perché sa di avere disobbedito. Lo sa. Quando Adamo prova vergogna, sa bene che chi gli ha dato un corpo che l'ha plasmato fragile e vulnerabile, lo sa che è stato il Signore, quindi non esisteva alcuna ragione oggettiva in Dio che mi porti ad avere vergogna di ciò che sono. 

            Come faccio ad avere vergogna di fronte a Dio di ciò che sono, mi ha plasmato Lui. Ma allora io posso avere vergogna di ciò che faccio. Allora qui siamo al vero livello della colpa. Adamo non considera più ciò che egli è ma ciò che egli fa perché egli è bello, è plasmato vulnerabile, fragile, è proprio questa vulnerabilità che intenerisce il cuore di Dio, è proprio questo che porta alla sua dipendenza da Dio, è questa che gli da tutto il suo essere. 

            Quindi non è possibile avere vergogna di ciò che si è ma di ciò che si fa e noi faremo sempre questo movimento, avere coscienza di ciò che faccio è la vera colpevolezza, è la coscienza dell'errore e del peccato, così Davide cantava: contro te solo ho peccato. Ciò che è male ai tuoi occhi io l'ho fatto. 

            L'uomo può benissimo rifiutare di riconoscere che ciò che ha fatto ha ferito Dio, allora Dio mi cerca, egli finisce sempre per trovarmi anche se io mi sforzo di fuggire lontano da Lui. 

            Dove sei ? Dice Dio ad Adamo. Così avviene la confusione delle due colpe. Anche in noi c'è la confusione tra queste due colpevolezze. Scambio l'una per l'altra e viceversa. 

FONTE : Titolo : Corso di guarigione; Autore: Laura Casali

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