giovedì 30 luglio 2015

DA GERUSALEMME A TORINO



La Santa Sindone. Parte 7

            Il Vangelo parla di una Sindone comprata da Giuseppe d'Arimatea per avvolgere Gesù deposto dalla croce; dice pure che Pietro e Giovanni, la mattina del terzo giorno, videro nel sepolcro vuoto i lini giacenti. 

             Non precisa che la Sindone sia stata raccolta, ma solo il segreto assoluto poteva sottrarla alla distruzione perché i Giudei la consideravano impura ed i pagani odiavano ciò che riguardava Cristo. Leggende e  scritti apocrifi dicono che fu conservata e portata ad Edessa, città situata fuori dell'Impero ed esente dall'influsso ebraico, tanto che nel secondo secolo vi fiorì una comunità cristiana non perseguitata.

            Storicamente sappiamo che dal 544 al 944 in Edessa fu venerato il <<Mandilion>>, immagine <<achiropita>> (non dipinta da mano umana) del Volto di Cristo, miracolosamente impresso su di un panno piegato in più doppi.

            Un documento siriaco dice che il Mandilion, quando veniva disteso, mostrava anche il corpo di Gesù.

            Dopo che Romano Lecapeno, Imperatore d'Oriente, obbligò gli Edessiani assediati a cedergli il Mandilion per portarlo a Costantinopoli, si tornò a parlare di Sindone finché essa scomparve nel 1204, durante il saccheggio della Città ad opera dei Crociati Franchi e Veneziani.

            Verso il 1350 un valoroso cavaliere francese, Geoffroy de Charny, depositò la Sindone nelle mani dei Canonici di Lurey, piccolo feudo non lungi da Parigi. Alla sua morte, nel 1356, essa fu riposta in luogo più sicuro per l'infuriare della guerra dei cento anni.  Quando il figlio riprese le ostensioni, contro il volere del Vescovo Pietro d'Arcis, fu chiamato in causa il Papa Clemente VII, che nel 1390, in una Bolla, indicò la Sindone come <<pictura seu tabula>>, ma poco dopo fece cancellare tale errata definizione.

            Nel 1453 Margherita di Charny, ultima erede, cedette la Sindone ai Savoia che la custodirono a Chambery, dove nel 1532 fu danneggiata da un incendio e nel 1534 fu riparata dalle Clarisse. Nel 1578 il Duca Emanuele Filiberto la trasferì a Torino per abbreviare il pellegrinaggio a piedi da Milano di San Carlo Borromeo.

FONTE: Autore: Prof. Giorgio Tessiore; Titolo: La Santa Sindone e il suo mistero; Edizioni Arti Grafiche San Rocco.

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