martedì 15 marzo 2016

IL PROBLEMA SINOTTICO



Vangeli e atti degli apostoli. Parte 3

            I Vangeli di Matteo, Marco e Luca sono chiamati <<sinottici>> (dal greco syn, <<insieme>>, e <<opsis, <<sguardo>>), perché, in uno <<sguardo d'insieme>> (collocati uno accanto all'altro su tre colonne), presentano molte somiglianze.

         Questo confronto evidenzia però anche molteplici discordanze, che riguardano il materiale evangelico in essi contenuto, l'ordine con cui è stato disposto e la formulazione che lo esprime. Tutto ciò ha dato origine a quello che gli studiosi chiamano il <<problema sinottico>> e che può essere così semplificato: Qual è il primo evangelista? Quali sono le fonti avute a disposizione? Quali rapporti di dipendenza ( e di autonomia) intercorrono tra questi tre evangelisti?

            Presentiamo ora rapidamente i dati, per poi indicare la soluzione più plausibile. Per quanto riguarda il materiale dei tre vangeli, abbiamo un grande numero di testi comuni a tutti e tre i Sinottici: questi vengono perciò chiamati testi di <<triplice tradizione>>. Abbiamo poi elementi comuni a solo due vangeli. Questi sono i testi appartenenti alla <<duplice tradizione>> (come le beatitudini, in Mt 5,1-12 e in Lc 6,17-23). Infine c'è il materiale proprio a un solo evangelista (<<tradizione semplice>>). Questo è molto scarso in Marco, più abbondantemente in Matteo e ancor più in Luca.

            Il materiale comune ai tre Sinottici risulta disposto secondo un ordine in larga parte identico: la preparazione del ministero di Gesù, il ministero in Galilea, il cammino verso Gerusalemme, l'entrata in Gerusalemme e la passione-morte-risurrezione. Questa coincidenza è visibile in un numero abbastanza elevato di casi, tale da escludere una spiegazione fortuita. Per quanto riguarda la formulazione, si deve ammettere il carattere più primitivo e originario di Marco, rispetto a Matteo e Luca. Questo vale per i testi appartenenti alla triplice tradizione. Considerazioni di carattere letterario e grammaticale sono a favore di questa affermazione.

            La duplice tradizione presenta tre forme. La prima comprende le parti comuni a Matteo e a Marco. La seconda riguarda le parti comuni a Marco e a Luca, meno numerose. La terza abbraccia parti comuni a Matteo e a Luca, molto numerose: comprendono 230 versetti in Matteo e 240 in Luca. Si tratta di parole, affermazioni, insegnamenti di Gesù che Matteo colloca nel <<discorso della montagna>> (capp. 5-7), mentre Luca li inserisce nella grande sezione del viaggio di Gesù a Gerusalemme, che caratterizza lo schema narrativo (e teologico) del suo vangelo.

            Come spiegare, allora, il problema sinottico? La teoria ritenuta più attendibile pone all'origine di Matteo e di Luca il vangelo di Marco e una seconda fonte anonima. Si tratta della cosiddetta <<teoria  delle due fonti>>. Essa suppone la priorità di Marco e l'esistenza di una fonte anonima , che nel 1899 fu indicata da Wernle con la lettera Q (dal tedesco Quelle, <<fonte>>). Secondo questa teoria, Matteo e Luca hanno derivato da Marco il materiale comune ai tre Sinottici (la triplice tradizione), mentre dalla fonte Q ( una fonte di detti di Gesù) hanno desunto, in modo indipendente da loro, il materiale della duplice tradizione.

            I testi della tradizione semplice, infine, cioè quelli propri di ciascun evangelista, vengono considerati come appartenenti alla loro teologia, cioè al particolare modo di presentare la figura di Gesù e il suo messaggio ai destinatari del loro vangelo. Così, i testi propri di Matteo sono caratterizzati dal riferimento all'Antico Testamento (pensiamo alle <<profezie di compimento>>) e alla figura di Mosè (per Matteo, Gesù è il nuovo Mosè, che offre a Israele al nuova legge). I testi propri di Luca, invece hanno elementi che egli fa di <Gesù: la preghiera, la gioia, la misericordia, il perdono, la condivisione dei beni, la carità fraterna, l'uso cristiano della ricchezza, il farsi prossimo.

FONTE: Titolo: Nuova guida alla Bibbia; Autore: Gianfranco Ravasi; Editore: San Paolo

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