La Sindone in pillole. Parte 15
Dal 1898
vari scienziati incominciarono ad interessarsi della Sindone utilizzando la
fotografia che permetteva di studiarla da lontano. A Parigi Vignon e Colson
elaborarono la teoria vaporografica, supponendo che i vapori ammoniacali
liberatisi dal sudore avessero formato l'immagine reagendo con l'aloe e la
mirra della sepoltura.
L'agnostico Delage presentò tali studi
all'Accademia delle Scienze, concludendo che l'<<Uomo della
Sindone>> non poteva essere che il personaggio storico Gesù Cristo, e ciò
fece scalpore in quell'ambiente anticlericale. Intanto il Canonico Chevallier,
studioso famoso per la sua memoria, trovò e pubblicò antichi documenti relativi
ai fatti di Lirey, concludendo che la Sindone era un dipinto.
Da allora è proseguito il dibattito
sull'autenticità della Sindone: spesso fra i sostenitori troviamo dei non
credenti e fra gli oppositori degli esegeti e dei teologi.
Durante le ostensioni del '31 e '33
la Sindone fu esaminata da alcuni studiosi: ricordiamo il salesiano Don
Tonelli, il perito tessile Timossi, il francese Porché, i già citati Vignon,
Barbet, Pia e lo stesso Enrie.
Nel 1969 il Cardinal Pellegrino nominò
una Commissione di Esperti in varie discipline cui fece esaminare la Sindone,
poi nel '73, in occasione dell'ostensione televisiva, permise anche il prelievo
di polveri, di alcuni fili e di un piccolo campione marginale per esami
scientifici.
Gli esiti furono di scarso rilievo
ad eccezione di quelli ottenuti dal criminologo svizzero Frei, che individuò
una sessantina di pollini diversi: 17 delle specie di piante che li producono
vivono in Francia ed in Italia, 45 in Palestina ed una è esclusiva dei dintorni
di Costantinopoli.
Molto più importanti furono gli
esami che seguirono l'ostensione del '78: una quarantina di studiosi, in
prevalenza americani dello STURP (Progetto di Ricerche sulla Sindone di
Torino), fra cui alcuni provenienti dalla NASA, poterono osservare il Sacro
Lino ininterrottamente per 5 giorni e 6 notti; negli anni successivi continuarono
gli studi giungendo ai risultati in parte già esposti.
Inoltre l'americano Adler riscontrò
nel sangue sindonico un eccesso di bilirubina, sostanza che il fegato libera
quando per gravi sevizie molti globuli rossi vengono distrutti. Sui talloni, alle
ginocchia e perfino sul naso, furono trovati microscopici cristalli di
aragonite eguali a quelli del terreno su cui è costruita Gerusalemme.
Sul rovescio della Sindone fu
scoperto un granulo di polline del Cretaceo, il periodo geologico in cui si
formò la roccia entro la quale fu scavato il Santo Sepolcro.
FONTE:
Autore: Prof. Giorgio Tessiore; Titolo: La Santa Sindone e il suo mistero;
Edizioni Arti Grafiche San Rocco.
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