giovedì 11 febbraio 2016

ESAMI SCIENTIFICI SULLA SINDONE



La Sindone in pillole. Parte 15

            Dal 1898 vari scienziati incominciarono ad interessarsi della Sindone utilizzando la fotografia che permetteva di studiarla da lontano. A Parigi Vignon e Colson elaborarono la teoria vaporografica, supponendo che i vapori ammoniacali liberatisi dal sudore avessero formato l'immagine reagendo con l'aloe e la mirra della sepoltura.

            L'agnostico Delage presentò tali studi all'Accademia delle Scienze, concludendo che l'<<Uomo della Sindone>> non poteva essere che il personaggio storico Gesù Cristo, e ciò fece scalpore in quell'ambiente anticlericale. Intanto il Canonico Chevallier, studioso famoso per la sua memoria, trovò e pubblicò antichi documenti relativi ai fatti di Lirey, concludendo che la Sindone era un dipinto.

            Da allora è proseguito il dibattito sull'autenticità della Sindone: spesso fra i sostenitori troviamo dei non credenti e fra gli oppositori degli esegeti e dei teologi.

            Durante le ostensioni del '31 e '33 la Sindone fu esaminata da alcuni studiosi: ricordiamo il salesiano Don Tonelli, il perito tessile Timossi, il francese Porché, i già citati Vignon, Barbet, Pia e lo stesso Enrie.

            Nel 1969 il Cardinal Pellegrino nominò una Commissione di Esperti in varie discipline cui fece esaminare la Sindone, poi nel '73, in occasione dell'ostensione televisiva, permise anche il prelievo di polveri, di alcuni fili e di un piccolo campione marginale per esami scientifici.

            Gli esiti furono di scarso rilievo ad eccezione di quelli ottenuti dal criminologo svizzero Frei, che individuò una sessantina di pollini diversi: 17 delle specie di piante che li producono vivono in Francia ed in Italia, 45 in Palestina ed una è esclusiva dei dintorni di Costantinopoli.

            Molto più importanti furono gli esami che seguirono l'ostensione del '78: una quarantina di studiosi, in prevalenza americani dello STURP (Progetto di Ricerche sulla Sindone di Torino), fra cui alcuni provenienti dalla NASA, poterono osservare il Sacro Lino ininterrottamente per 5 giorni e 6 notti; negli anni successivi continuarono gli studi giungendo ai risultati in parte già esposti.

            Inoltre l'americano Adler riscontrò nel sangue sindonico un eccesso di bilirubina, sostanza che il fegato libera quando per gravi sevizie molti globuli rossi vengono distrutti. Sui talloni, alle ginocchia e perfino sul naso, furono trovati microscopici cristalli di aragonite eguali a quelli del terreno su cui è costruita Gerusalemme.

            Sul rovescio della Sindone fu scoperto un granulo di polline del Cretaceo, il periodo geologico in cui si formò la roccia entro la quale fu scavato il Santo Sepolcro.

FONTE: Autore: Prof. Giorgio Tessiore; Titolo: La Santa Sindone e il suo mistero; Edizioni Arti Grafiche San Rocco.

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