PARTE 1
Giovanni Lindo Ferretti, il cantante, storica voce dei CCCP oggi PGR,
racconta la sua vita da bestemmiatore e la conversione. L’incontro con Dio è
stato un “ritorno a casa”
Da rocker comunista e “bestemmiatore
di professione” a cantore della gloria di Dio. Non ha affatto rinnegato il suo
passato, né tantomeno la sua personalità e la sua arte, ma da circa una decina
d’anni a questa parte, Giovanni Lindo Ferretti è un uomo nuovo.
Il sessantenne cantante emiliano,
storico fondatore dei CCCP-Fedeli alla linea e del Consorzio Suonatori
Indipendenti (CSI), oggi leader dei Per Grazia Ricevuta (PGR), ha reso
testimonianza lo scorso 3 maggio 2013, presso la Congregazione dell’Oratorio
San Filippo Neri, nell’ambito del IV ciclo di incontri Narrar degli uomini,
parlar di Dio, realizzato in collaborazione con l’Associazione Bomba Carta.
In una sala gremita da un pubblico
per lo più giovanile, l’incontro è stato presentato e moderato dai giornalisti
Andrea Monda e Lorenzo Fazzini.
Ferretti si è raccontato con piglio
ironico e vivace, confidando un certo imbarazzo ed un pizzico di inadeguatezza
nell’esporre una “testimonianza di fede”.
La sua è la storia di un italiano
che ha vissuto l’epoca più ideologicamente connotata della nostra storia:
educato da bambino alla fede cattolica, è cresciuto sullo sfondo del
post-Concilio e del ’68, passando poi per gli anni di piombo e per
l’appiattimento edonistico degli anni successivi. Fino all’epoca attuale,
segnata dalla crisi profonda delle grandi strutture socio-economiche ma anche
dall’opportunità di un ritorno al sacro.
In gioventù e nella prima fase della
maturità, Giovanni Lindo Ferretti ha vissuto l’etica “rivoluzionaria” in modo
coerente, mietendo successi in campo artistico e, al tempo stesso, compiendo
molti errori. Vivendo fino in fondo le proprie contraddizioni, l’artista
emiliano ha poi avvertito il bisogno di un “ritorno a casa”.
Da alcuni anni, infatti, Ferretti è
tornato a vivere assieme all’anziana madre a Cerreto Alpi, suo paese natale
sull’Appennino tosco-emiliano, dove, per scelta, ha rinunciato ad Internet, al
cellulare e a tutti i mezzi di comunicazione moderni. Un isolamento che però lo
ha completamente riconciliato con Dio e con la genuinità del mondo della sua
infanzia.
Durante l’incontro di venerdì
scorso, Ferretti ha raccontato di come, da bambino, tutte le sere prima di
coricarsi, la nonna lo aiutava a recitare le preghiere di fine giornata,
prestando particolare attenzione all’esame di coscienza. “Mi esortava a
comprendere quali fossero le mie colpe – ha detto – senza pensare a quelle
degli altri bambini, sulle quali avrebbero riflettuto loro stessi, con le loro
nonne…”.
Aver ricevuto un’educazione
cristiana così rigorosa segnò il giovane Ferretti in modo indelebile. Quella
vissuta nella sua famiglia era la fede degli umili, quella dei Pater, Ave
e Gloria scanditi in modo un po’ meccanico, in un “latino
maccheronico” ma con grande convinzione ed autenticità.
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