martedì 28 aprile 2015

LA REALTA' VINCE SEMPRE





Estratti da articoli della rassegna stampa dell'associazione NONNI 2.0

Eterologa «segreta», il giallo del donatore 7.042  di Assuntina Morresi

            La notizia non è nuova ma è di quelle che fanno scalpore, rilanciata il giorno di Pasqua sul Mail on Sunday, perché è inglese la madre di uno fra i circa cento bambini nati da eterologa, da un donatore affetto da una malattia rara.

           Effettivamente, non si sa il numero reale dei figli biologici del 'donatore 7.042' della Nordic CryoBank, storica banca danese di sperma: i dati nell’articolo sono il risultato di indagini incrociate, sia delle autorità sanitarie che di associazioni come «Donor kinderen».

            E' questo il primo, grave errore imputabile alla banca. Per quanto i donatori di gameti siano controllati, non è mai possibile, ovviamente, garantire figli sani, così come è impossibile garantirne a chiunque, indipendentemente dalle modalità del concepimento. Se gli esami previsti sono stati effettuati, chi ha selezionato il donatore non è responsabile della nascita di un bambino con una patologia ereditaria ma non inserita fra quelle ricercate.

Resta il fatto che la notizia del donatore 7.042 stenta a decollare.

            La società che vende e spedisce sperma di 'donatori' selezionati in 70 Paesi, e che è corresponsabile dell’invio di campioni di seme del donatore 7.042 con il gene della neurofibromatosi, appare infatti nell’elenco delle quattro aziende straniere con le quali l’Ospedale Careggi di Firenze si è accordato in febbraio per importare gameti maschili (è il caso di Nordic e di un’altra azienda danese, Cryos International) e femminili (le spagnole Imer e Ovobank). Dal 2009, quando si sono palesate le prime conseguenze dell’incidente col donatore 7.042, a oggi Nordic ha dato un giro di vite ai suoi controlli, ma l’episodio di 6 anni fa dimostra che nessuno può garantire l’assoluta sicurezza dei campioni. (F.O.)

«Attenti ai mercanti di miracoli in vitro»

Dall’intervista di Graziella Melina, vi proponiamo, di seguito, le domande ad Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia dell'Università La Sapienza di Roma:

            La procreazione medicalmente assistita non è la cura della fertilità, eppure c’è ancora confusione su questo tema. Cosa ne pensa?

            Dai dati dell’indagine emerge che il 51,3% dei medici ritiene che ci sia una medicalizzazione precoce dell’infertilità.

            Quindi se non si anticipa l’età in cui si decide di avere figli sarà difficile che la percentuale delle coppie infertili diminuisca?

            Eppure il tema dominante oggi non è la prevenzione ma la tecnologia. Evidentemente è un settore molto redditizio...

Legge 40 alla Consulta, il governo non la difende di Marcello Palmieri.

            L’Avvocatura dello Stato non interverrà martedì 14 davanti alla Corte Costituzionale per difendere la norma dai nuovi ricorsi sull’accesso alla provetta di coppie fertili però malate.

Dall'articolo di Loretta Bricchi Lee

            No all’aborto dopo la 12esima settimana Il Kansas contro la Corte Suprema Usa. Il Kansas ha promulgato una nuova legge antiaborto prendendo di mira le tecniche utilizzate per l’interruzione di gravidanza tardiva, quella cioè portata a termine dopo la 12esima settimana di gestazione. La misura firmata martedì dal governatore repubblicano Sam Brownback non fissa infatti limiti di tempo oltre il quale l’aborto è vietato ma proibisce «l’aborto per smembramento» definito quale procedura che «consapevolmente smembra un nascituro vivo e lo estrae dall’utero un pezzo alla volta». Un linguaggio che mette al bando anche l’interruzione dopo la 18esima settimana di gestazione in cui il medico di solito uccide il feto con un’iniezione che gli blocca il battito cardiaco prima di procedere con l’estrazione. Una misura accolta con favore dai sostenitori del diritto alla vita, ma che fa prevedere un’accesa battaglia legale anche perché per la Corte Suprema Usa l’aborto è legale fino alla 24esima settimana.


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