Il cristiano
e la sofferenza Parte 1
Una risposta del perché della
sofferenza l'abbiamo appresa leggendo l'esperienza di Giuseppe Moscati.
Significativo questo suo pensiero: <<Gli ammalati sono la figura di Gesù
Cristo. Molti sciagurati, delinquenti, bestemmiatori vengono a capitare in
ospedale, per disposizione ultima della Misericordia di Dio che li vuole salvi!
Negli ospedali la missione delle suore, dei medici, degli infermieri è di
collaborare a questa infinita Misericordia, aiutando, perdonando e
sacrificandosi>>.
Ma qual è la presenza cristiana in
questo settore? La prima cosa da fare è mettersi in ascolto della Parola di
Dio. Per l'ascolto della parola di Dio ci può aiutare la lettura della parabola
del Buon Samaritano (Luca 10,25-37).
E' più facile spiegarla che capirne tutta la portata esistenziale. Scrive il
benedettino padre Ernesto Menichelli:<<E' più facile dire chi è il mio
prossimo, che spiegare e vivere come farsi prossimo agli altri>>.
Non possiamo non ricordare l'esempio
di una laica missionaria irlandese, la signorina Edel Quinn. Di questa grande
malata, che percorse l'Africa centrale nello sforzo di condurre gli uomini a
Dio attraverso Maria, riuscendo a ingannare tutti sul suo stato di salute, il
card. Léon Joseph Suenens ha scritto: <<Di buon umore costante e
inalterabile, essa seminava gioia intorno a sé... Era gaia come un
fringuello>>. Ma qual è stato il suo segreto? <<Soffrire per amore
di Nostro Signore è la mia grande gioia>>, così confidava a un'amica.
Il malato si chiede: Che ne sarà di
me? Potrò guarire? Che ne sarà dei miei cari? Davvero la salute è uno dei beni
più preziosi della vita! Paul Claudel diceva:<<Dio è venuto per eliminare
la sofferenza, e neanche per darne spiegazione: Egli è venuto per riempirla
della sua presenza>>.
Pur essendo innegabile un male, la
malattia non va sempre vista e vissuta come tale. A volte, infatti, la malattia
può rappresentare una straordinaria opportunità per guardare dentro di noi e
magari individuare per la prima volta quale sia il vero significato della
nostra vita.
Non sono rare le persone che ,
costrette dalla malattia a rimanere sole con sé stesse, hanno avuto modo di
riesaminare la loro vita passata e di accorgersi di essere vissuti senza il
sostegno e la guida di un sicuro punto di riferimento e che, per questo, la
loro vita era stata inquieta e spesso così infelice. Vi sono stati santi (come
per esempio san Francesco d'Assisi e sant'Ignazio di Loyola) che hanno
cominciato a essere tali dal momento in cui, costretti all'immobilità da una
grande infermità, erano stati portati a considerare quanto fragili fossero le
loro sicurezze senza la fede in Dio e la speranza che da essa deriva.
Dal salmo 121 dell'Antico Testamento
trapela l'affermazione che Dio trae anche dal male il bene dell'uomo e utilizza
ogni sua sofferenza per educarlo, per condurlo a se, per farlo passare dalla
morte alla vita. Inoltre Dio si fa conoscere attraverso la sofferenza.
La Bibbia non offre una spiegazione
del male, che rimane un mistero e un'assurdità, come per Giobbe. L'uomo cerca
sempre di trovarvi un senso, pur nel pianto e nella sconfitta. La sua
sofferenza non è mai valutata positivamente, tuttavia diventa, nelle mani di
Dio, fonte e mezzo di salvezza. Il credente riesce ad ammettere che Dio
concepisce progetti di salvezza anche attraverso il buio del dolore. Quando Gesù incontra un malato non gli
fa discorsi stucchevoli né elabora per lui spiegazioni circa la sua
situazione,bensì lo guarisce.
Nessuno ha un amore più grande di
chi dà la vita per coloro che ama.... amatevi gli uni gli altri come io ho
amato voi. In Cristo la sofferenza e la morte vengono sconquassate dall'amore
di Dio che lo ha spinto a dare la vita per noi. E come Cristo, anche il
cristiano lotta, affrontando l'inevitabile notte di sofferenza. Nella misura in
cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella
rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.
Dal Concilio Vaticano II, Messaggio
ai poveri e ai sofferenti: Sappiate che non siete soli, né separati, né
abbandonati, né inutili: voi siete chiamati da Cristo. In suo nome, il Concilio
vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l'amicizia e l'assistenza della
Chiesa e vi benedice.
Il problema del male e della
sofferenza ha posto interrogativi angosciosi a tutti a tutte le religioni e a
tutte le filosofie; anche nella fede semplice della gente ogni tanto fa
dire:<<Che cosa ho fatto di male perché Dio debba castigarmi
così?>>. La parola di Dio, che leggiamo nella Bibbia, ci guida per mano a
cogliere il profondo mistero dell'esistenza umana,segnata dal tormento del male
e della sofferenza: non elimina il mistero del male, non rende la vita meno
faticosa, ma apre alla speranza e scopre un Dio solidale che ascolta il grido
del suo popolo, schiavo in questo "Egitto" fangoso, di cui Egli
conosce le sofferenze. E in Cristo Gesù le ha prese su di se per dare loro un
senso e un valore di salvezza per tutti.
FONTE: Supplemento a "La Domenica";
Edizione San Paolo.
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