Un convegno che
continua con la preghiera e la propaganda
Care amiche,
cari amici
Qualche sabato fa abbiamo tenuto un
importante convegno a Milano, con grande concorso di pubblico e molti
ringraziamenti da parte di tante persone che ci hanno conosciuto per la prima
volta in questa occasione.
L'incontro era organizzato con Integra
onlus, una realtà nata in seguito ai drammatici sbarchi di albanesi nel
1991, dopo all'implosione di quella nazione dominata da uno dei comunismi più
feroci della storia del socialismo reale. Questa realtà, formalmente costituita
nel 2003, è presieduta da Klodiana Cuka che ha introdotto i lavori del
convegno.
Lo scopo del convegno era quello di
denunciare la persecuzione dei cristiani nel mondo e contemporaneamente di
mostrare i legami che esistono fra le guerre in corso, la persecuzione dei
cristiani e delle altre minoranze e la presenza problematica nel nostro Paese
di rifugiati in numero sempre maggiore. Il 60% dei profughi che entrano in
Italia, è stato ricordato, sono rifugiati che scappano da una situazione di
insostenibile violazione dei diritti umani, cioè non emigrano per motivi
economici.
La difficoltà di mostrare questi due
aspetti è nota. Intanto perché, come ha spiegato la giornalista Costanza
Miriano, all'interno delle redazioni dei mezzi di comunicazione esiste un
pregiudizio ideologico per i cristiani perseguitati, che li relega nelle pagine
interne, quando non li condanna al silenzio. Eppure la documentazione
esisterebbe per dimostrare il contrario, come avrebbe dimostrato Gian
Micalessin se non fosse stato costretto a rinunciare al suo intervento perché
si trova in Libia appunto per documentare la guerra in corso in quello
sfortunato Paese.
Tuttavia, il convegno ha potuto
mostrare come la persecuzione esista e sia eccezionalmente violenta grazie alla
straordinaria testimonianza di Paul Bhatti, fratello e continuatore dell'opera
di Shabbaz, ministro in Pakistan per le minoranze, assassinato da terroristi
islamisti nel 2011. Accolto in sala da un commosso applauso, Paul Bhatti ci ha
raccontato come sia tremenda la situazione dei cristiani in Pakistan, il 2,5%
della popolazione, e tuttavia come sia coraggiosa la loro testimonianza.
Come dicevo, oltre alla
persecuzione, il convegno voleva anche mettere in luce il fatto che in Italia
esistono realtà, come Integra onlus, che si sforzano veramente ed
efficacemente nel lavoro di integrazione dei rifugiati, come dimostrato per
esempio dalle decine di giovani pakistani e di altre nazionalità presenti in
sala, che hanno potuto beneficiare proprio del lavoro dell'associazione
presieduta da Klodiana Cuka.
Anche questo secondo aspetto non è
di facile comprensione, soprattutto perché siamo abituati a un modo demagogico
e ideologico di sfruttare la presenza di profughi e rifugiati da parte dei movimenti
e di alcuni partiti , un modo che non mette in luce il lavoro faticoso e serio
di integrazione svolto, per esempio, da Integra onlus, che non ha
ambizioni ideologiche.
Il convegno ha voluto anche
affrontare un altro tema, quello della libertà religiosa, affrontato
dall'intervento di mons. Agostino Marchetto, definito da papa Francesco il
miglior ermeneuta del Concilio Vaticano II. E in effetti, questo tema è
centrale sia per quanto riguarda la persecuzione sia per quanto riguarda
l'integrazione dei rifugiati, perché alla base del principio della libertà
religiosa, come insegna il Magistero della Chiesa, vi è la dignità di ogni
persona, che deve essere rispettata nell'atto di scegliere e professare la
religione, così come deve essere accolta e aiutata a integrarsi, pur nel
rispetto delle prerogative, anche dei popoli che ospitano i profughi e i
rifugiati. Questo principio, ribadito da Benedetto XVI nella Caritas in
veritate, fa parte della dottrina sociale della Chiesa, che mons. Marchetto
ha ripetutamente evocato nel suo intervento sulla libertà religiosa.
Cari amici, non fate fatica a
comprendere come sia difficile nel mondo contemporaneo dominato dal relativismo
riuscire a non imboccare la strada della contrapposizione ideologica, tipica di
quelle forze politiche che vogliono esaltare sempre e soltanto un aspetto della
realtà. Il nostro convegno ha voluto essere un tentativo di tenere insieme due
aspetti che sono entrambi presenti in maniera drammatica nella nostra vita.
Abbiamo voluto celebrare i martiri senza dimenticare di nominare coloro che li
uccidono, come ha ricordato Massimo Introvigne chiudendo i lavori, perché i
martiri non muoiono da soli ma vengono assassinati da comunisti in Corea del
Nord e in Cina, da islamisti in Pakistan, in Nigeria, in Siria e in Iraq, da
forze nazionaliste altrove, per esempio nello Stato dell'Orissa. E anche da noi
in Occidente la libertà religiosa non se la passa bene, minacciata e spesso
impedita da un laicismo aggressivo che sta arrivando a mettere in discussione
l'obiezione di coscienza in molte categorie professionali dove i cristiani
vogliono potersi rifiutare di dare esecuzione a leggi contrarie al diritto
naturale.
Ma abbiamo voluto anche mostrare al
nostro pubblico che esistono donne e uomini che si impegnano veramente per dare
un futuro concreto a chi fugge dalle guerre e dalla violenza, spesso perché
cristiano e comunque perché offeso nella sua libertà.
I lavori del convegno si sono
conclusi, ma i temi sollevati vorremmo che continuassero a essere presenti
nelle nostre giornate, nel lavoro dei gruppi di Alleanza Cattolica sparsi in
tutta la penisola, organizzando conferenze, seminari, scrivendo articoli,
parlando nelle radio e nelle televisioni sia della persecuzione dei cristiani,
sia indicando chi si fa carico di insegnare e spesso di trovare un lavoro ai
rifugiati.
E comunque, vorremmo che nella
trascorsa settimana santa e nel tempo pasquale si sollevasse una preghiera
costante per tutti questi uomini che subiscono ingiustizie e violenze, in ogni
comunità di Alleanza Cattolica, in ogni parrocchia e in tutte le famiglie che
conosciamo.
Grazie.
FONTE: Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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