Parte 1
Alle radici dell'archeologia
palestinese troviamo l'americano Edward Robinson: nel corso di due viaggi in
Palestina, nel 1848 e nel 1852, con il suo amico Eli Smith esplorò il paese,
studiandone il paesaggio; riuscì così a identificare un centinaio di luoghi
nominati nella Bibbia, che precedentemente non erano stati localizzati in
maniera corretta.
La preparazione di una mappa accurata della regione era un compito
di notevole impegno. Il lavoro più importante, il rilevamento geografico della
Palestina occidentale, fu svolto dal Palestine
Exploration Fund,fondato a Londra nel 1865. L'ente inviò degli ufficiali
dell'esercito inglese a compilare delle carte geografiche di Gerusalemme e
dell'intera regione. Quelle carte sono state sostituite recentemente, ma
rimangono al base di tutte le altre.
Il Palestine Exploration Fund condusse anche qualche scavo,
specialmente a Gerusalemme, attorno all'area del tempio di Erode. Tuttavia gli
scavi non furono molto fecondi fino al 1890, quando arrivò dall'Egitto Flindess
Petrie, per una breve visita. Questo archeologo comprese l'importanza di
correlare le ceramiche, che di solito si trovano in siti antichi, con i
differenti livelli di terreno in cui venivano trovate. In base alla posizione
relativa degli oggetti fu in grado di calcolare quali tipi erano più antichi e
quindi di classificare le ceramiche per età. In questo modo mise a punto un
metodo per tutto il lavoro successivo in Palestina. Se mancano iscrizioni o
monete, le ceramiche offrono indizi sulla data dell'edificio in cui si trovano.
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