venerdì 21 febbraio 2014

PAPA' E MAMME CHE NON SI ARRENDONO



Care amiche, cari amici

          ancora qualche breve considerazione su Milano e la questione dell'abolizione dei termini di "padre" e "madre" dai moduli anagrafici per l'iscrizione dei bambini al prossimo anno scolastico.

            Se osserviamo con un po' di distacco la vicenda, non ci si deve sorprendere: il comune è guidato da un sindaco che ha capito come dopo il 1989 la partita non si sarebbe più giocata sulla "questione sociale" ma su quella antropologica, passando così da una posizione rigorosamente comunista a un'altra, sempre più aperta al contributo di quelle forze culturali e politiche che in questi 25 anni si sono soprattutto preoccupate di "decostruire" l'uomo, negandone l'identità nelle sue relazioni primarie (divorzio, aborto, droga) per arrivare all'ideologia del gender, cioè alla messa in discussione della sua stessa identità sessuale.

            Così il sindaco, che ha vinto le elezioni grazie al contributo importante di una parte del mondo cattolico, governa anche con l'appoggio delle forze glbt, cioè dei gay, delle lesbiche, dei bisessuali e dei transessuali, a cui sembra si siano aggiunti ultimamente gli intersessuali, che non sono quelli di "sesso interista", ma credo quelli che non riescono a stare dentro una sola tipologia e preferiscono spostarsi, secondo una concezione molto liquida della vita, anche di quella sessuale.

            Lesbica militante infatti è la consigliera del Partito democratico, Rosaria Iardino, che ha promosso la rivoluzione nella modulistica con l'appoggio della Giunta, la stessa che aveva introdotto il registro delle unioni civili nel luglio 2012.

            Il sindaco Pisapia dunque esprime un mondo culturale molto preciso, che certamente non si esaurisce in quello glbt, ma che ne sposa le tesi ideologiche o comunque le difende. Un mondo variegato e composito che comunque non ama la famiglia, quella naturale, fondata sull'amore di un uomo e di una donna, dal quale possono nascere dei figli attraverso un rapporto sessuale "normale", secondo natura, senza bisogno di aiuti esterni. Un mondo che esiste, certamente, molto più forte nei salotti della borghesia ricca che nelle case dove abitano le famiglie, un mondo fatto di tanti single, molto protetto dai giornali e dai cosiddetti poteri forti, purtroppo un mondo che è riuscito ad abbagliare un non piccolo numero di cattolici.

            Quello che bisogna costruire, invece, è l'altro mondo, quello che fa riferimento alla famiglia così come è prevista dalla natura, un mondo composto da chi ha il dono della fede ma anche da chi semplicemente rispetta la natura e cerca di osservarne i valori.

            Questo mondo non ha una paternità politica perché i politici sembrano tutti (o quasi) rimasti a prima del 1989, attardati in polemiche che riguardano quasi esclusivamente la spartizione del potere. Sono rimasti dentro il Palazzo e non hanno capito quasi nulla della rivoluzione antropologica in atto, per cui stentano a capire che cosa sia l'ideologia del gender, ma anche sono poco sensibili alla deriva liberticida contenuta in un disegno di legge come quello sull'omofobia, approvato alla Camera e in discussione al Senato. Soltanto sei senatori del Nuovo Centro Destra hanno rivolto una interpellanza al Governo per chiedere come mai l'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale), che dipende dal Dipartimento delle pari opportunità, si sia servito di un istituto (Istituto Beck, palesemente omosessualista) per redarre il materiale da distribuire nelle scuole attraverso un opuscolo che contiene affermazioni favorevoli all'ideologia gender e contrarie alla morale insegnata dalla Chiesa cattolica.

            Ora, bisogna dire che questo mondo, che ama e vuole difendere la famiglia naturale, fatica a trovare aiuto e comprensione anche da parte del suo interlocutore naturale, il mondo cattolico nella sua struttura organizzata. Certamente vi sono tanti bravi parroci, tante associazioni e movimenti che si spendono in mille modi per aiutare la famiglia, ma oggi siamo di fronte a un attacco ideologico e generalizzato, che si estende in tutto il mondo occidentale e che è arrivato anche in piazza della Scala, nel palazzo comunale.

            Un attacco simile merita una risposta  che non può più limitarsi a gesti, pure apprezzabili, di solidarietà, o a generici inviti a fare qualcosa. Questa iniziativa contro la famiglia, e contro la persona, che arriva a colpire i bambini, insegnando a corrompere la loro innocenza ancora più facilmente di come avviene in una società corrotta come quella nella quale viviamo, merita una risposta di alto profilo, una risposta positiva e negativa, di costruzione e di denuncia, ma una risposta seria e impegnata, che comporti delle conseguenze, anche gravi.

            Il Santo Padre ha chiesto ai vescovi di occuparsene loro, che conoscono la specificità delle situazioni locali, e molti hanno cominciato a farlo, come in Triveneto, in Portogallo, in Polonia, in Slovacchia e altrove.

Scritto da Marco Invernizzi

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