Solo quando
l'impero cristiano fu fatto rinascere dagl'imperatori tedeschi e la morale
della Chiesa fu restaurata per opera dei riformatori monastici fu possibile per
il Papato realizzare gl'ideali di Niccolò I di assicurare l'indipendenza della
Santa Sede e al sua effettiva supremazia nella Cristianità Occidentale.
Da questo
momento il Papato s'identificò con il movimento riformatore e dedicò tutti i
suoi poteri alla restaurazione della disciplina canonica. Questo comportò la
liberazione della Chiesa dal controllo del governante secolare.
Questo fu un cambiamento
rivoluzionario, specialmente nei territori dell'impero, dove la Chiesa e lo
Stato erano intrecciati inestricabilmente e i vescovi erano stati per secoli
gli organi vitali del governo imperiale. Sorse così il grande conflitto fra
l'impero e il Papato conosciuto come lotta per le investiture.
Entrambe queste concezioni
implicavano, ovviamente, una certa confusione fra le funzione dei poteri
temporale e spirituale.
Di conseguenza, fino a che durò la
concezione unitaria della società medioevale, cioè dall'epoca di Gregorio VII a
quella di Bonifacio VIII, il Papato assolse un duplice compito, come capo della
Chiesa e come guida e giudice della società cristiana nei suoi aspetti più
ampi.
Questo mutamento accadde in primo
luogo alla fine del secolo XI con la formazione dell'ordine cistercense, che
durante il secolo XII si diffuse in tutta la Cristianità, dalla Spagna alla
Polonia.
Proprio la
crociata, infatti, più di ogni altro singolo fattore, fece comprendere alla
società laica l'unità della Cristianità come un fatto di esperienza quotidiana:
l'età delle crociate, i due secoli a partire dal 1095, fù così anche la grande
epoca dell'unità medioevale e il periodo durante il quale fu maggiore l'autorità
morale e sociale del Papato.
In aggiunta a questi effetti morali
sull'economia interna della Cristianità, le crociate ebbero però anche una
profonda influenza sullo sviluppo della cultura occidentale. La costituzione
degli Stati crociati in Siria e in Palestina e la quasi contemporanea
riconquista da parte dei cristiani della Sicilia e della maggior parte della
Spagna musulmana, riportò l'Occidente in contatto con la civiltà superiore del
Vicino Oriente e riaprì i canali commerciali fra l'Italia e il Levante. Questo
rapporto con il mondo arabo portò con se nuove idee, oltre che nuova ricchezza.
La scienza araba, che era principalmente scienza greca in abiti arabi,
raggiunse l'Europa Occidentale attraverso i traduttori di Toledo e di Palermo,
molti dei quali erano ebrei convertiti, e allargò l'orizzonte del sapere
occidentale, preparando così la strada per il grande progresso della filosofia
occidentale nel secolo XIII.
Questo periodo centrale del
Medioevo, dal1060 al 1260, fu testimone di una straordinaria effusione di
energia sociale in ogni campo. Nonostante tutta l'oppressione e l'illegalità
del feudalesimo, fu un periodo di libertà e d'intrapresa. Soprattutto il
sorgere della città medioevale, con la sua intensa attività comunale e religiosa,
segna l'emergere dell'Occidente dalla barbarie verso una nuova civiltà che
differiva sia da quella dell'antichità classica che da quella del mondo
orientale contemporaneo.
Le più
significative di queste istituzioni internazionali, quelle che ebbero l'impatto
più ampio sulla società, furono gli ordini dei frati - francescani, domenicani
e altri - votati alla povertà e liberi di viaggiare dovunque lo richiedesse la
loro missione. Le loro attività come predicatori nelle città, come missionari,
scrittori e riformatori spirituali ne fecero una delle forze guida nella
cultura occidentale durante il secolo XIII, quando l'influenza dell'ordine
monastico cominciava a declinare.
EMMANUELE
FONTE:
Titolo: La formazione della Cristianità Occidentale; Autore: Christopher
Dawson; Editore: D'Ettoris editori.
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