Questa è una buona notizia, che merita di
essere conosciuta in tutto il Paese, perché dimostra che non dappertutto il
senso comune è scomparso e affinché quanto accaduto in Comune a Macerata, e
prima a Vercelli, possa ripetersi altrove. Dimostra anche che persone
coraggiose militano ovunque, a prescindere dal partito di appartenenza.
Aumenta
il numero di comuni in cui viene presentata la mozione scritta sulla traccia
del Manifesto di Alleanza Cattolica in difesa della famiglia e della libertà
d’espressione. Nonostante le molte difficoltà e le forti opposizioni che trova,
una buona notizia arriva da Macerata, nelle Marche, dove il Consiglio comunale,
su proposta di Giuliano Meschini (Idv), ha approvato l’odg, grazie al voto
determinante di alcuni esponenti del PD. Ma lascia stupiti e fa riflettere il
clima che si è venuto a creare nei giorni successivi. È scoppiato un vero e
proprio pandemonio che ha scomodato perfino i palazzi della regione e si sono
succedute, in questi ultimi giorni, veementi dichiarazioni di vari esponenti
politici preoccupati di far bella figura di fronte alle associazioni
omosessualiste, che hanno tuonato la loro condanna.
La rivista on-line Cronache Maceratesi ha
definito la decisione del comune come una «provocazione ideologica» dal tono
omofobo. L’Anpi (Associazioni Partigiani Nazionali d’Italia) e l’Arcigay,
subito intercettati dai giornali della zona, hanno parlato di cultura «anti
democratica» e di «chiaro intento omofobo che va condannato senza esitazioni».
L’assessore regionale Paola Giorgi ha chiesto a Macerata di annullare la
votazione e ha preso l’incarico di istituire dei Centri d’ascolto regionali per
fronteggiare il pericolo omofobo.
Questo clima può vagamente dare
l’idea di quello che accade a chi si discosta dal pensiero unico e di quello
che può accadere una volta approvata a livello nazionale la legge
sull’omofobia. A difesa del coraggioso operato di Meschini poche voci isolate.
Deborah Pantana (Forza Italia), vice presidente del consiglio comunale di
Macerata, ha sostenuto che l’ordine del giorno è «pienamente in linea col
rispetto del diritto alla vita e del primario ruolo della famiglia nella
società».
Per
utilità riportiamo di seguito il testo della mozione.
ODG:
Unioni di fatto e omofobia
Di fronte a proposte di legge che
vogliono introdurre anche in Italia un riconoscimento giuridico delle unioni di
fatto, anche omosessuali, e le norme cosiddette anti-omofobia, sapendo che sono
in gioco principi e valori generali, che chiunque può riconoscere sulla base
della ragione,
-
che «La famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni
similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla
sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti
individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento»
(Cardinale Angelo Bagnasco, Discorso all'Assemblea Generale dei Vescovi
italiani, 21 maggio 2013);
-
che i diritti individuali dei singoli conviventi, in Italia, sono in larga
misura già garantiti dall’ordinamento e che le unioni civili introdotte dalle
varie proposte di legge recentemente presentate in Parlamento sono precisamente
quelle «rappresentazioni similari» alla famiglia che non possono essere in
alcun modo accettate;
considerato
- che
l’esperienza di tanti Stati, a partire dalla Francia e dalla Gran Bretagna,
mostra che le leggi sulle unioni civili non sono un’alternativa ma l’apripista
alle leggi sul matrimonio e le adozioni omosessuali.
constatato
inoltre
- che,
nonostante l'eventuale introduzione del delitto o dell’aggravante della
omofobia venga presentata come uno strumento di lotta contro la violenza e le
aggressioni, il nostro ordinamento punisce già, senza distinzioni, ogni
aggressione all’integrità della persona e alla sua sfera morale, e in più contiene
le aggravanti dei «motivi abietti» e del profittare delle condizioni di
debolezza della vittima, la previsione di nuovi reati o aggravanti di
questo tipo è rischiosa per la libertà dei cittadini, poiché da un concetto
così esteso deriva uno spazio enorme di intervento penale, che rischia di
mettere in pericolo sia la libertà di espressione del pensiero sia la libertà
religiosa;
- che,
qualora si avverasse l'introduzione del delitto o dell’aggravante della
omofobia, il rischio di procedimenti penali sorgerebbe a fronte di
qualsiasi giudizio critico, sul piano scientifico, etico ed educativo, di
determinati orientamenti sessuali; o di qualsiasi dottrina religiosa, o
espressione educativa, che sostenga la contrarietà al diritto naturale degli
orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale;
- che
il carattere nocivo di queste eventuali leggi si deduce dall'esperienza, dal
buon senso e dai principi della legge naturale, da cui la legge positiva non
può allontanarsi se vuole essere vera legge, i quali – in quanto riconoscibili
dalla ragione – s'impongono a tutti a prescindere dalla fede e
dall'appartenenza religiosa, e da tutti chiedono di essere rispettati;
si
invita
il
Sindaco (nome della città) a trasmettere il presente atto ai rappresentanti
parlamentari del territorio affinché essi possano difendere, nell'espletamento
del loro mandato, la famiglia naturale e la libertà di espressione da proposte
legislative pericolose e insensate.
Scritto da Michele Canali
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