lunedì 3 febbraio 2014

CONCILIO DI TRENTO



450° Anniversario.

            Lo scorso dicembre è stato il mese delle solenni celebrazioni dell’anniversario dei 450 anni dalla chiusura del Concilio di Trento. Papa Francesco, che ha invitato nella città il card. Walter Brandmüller uno dei maggiori storici dei concili,
ha mostrato di voler spiritualmente essere presente all’importante ricorrenza. La presenza del cardinale è tra l’altro un segnale ben preciso che il Pontefice ha voluto lanciare. Ha rimarcato, cioè, la  continuità storica che lega tutti i concili del passato con l’ultimo, il Vaticano II.

            Dopo i primi mesi in cui da varie parti si è cercato  di etichettare i gesti del Papa come rivoluzionari rispetto al passato, ora la posizione del Pontefice sul delicato tema del post-concilio è chiara e si situa lungo il solco tracciato dal suo predecessore.

            Nell’ormai famoso discorso alla Curia del dicembre 2005 l’allora papa Benedetto XVI  chiariva a tutta la Chiesa la natura delle difficoltà interpretative del Vaticano II ed evidenziava chiaramente l’esistenza di una interpretazione, o ermeneutica, errata. Questa errata interpretazione ha fatto nascere molta «confusione» perché «fraintende in radice la natura di un Concilio come tale» e pretende di esprimere quegli «slanci verso il nuovo che sono sottesi ai testi» ma che i testi non dicono. È una ermeneutica «di rottura» che si contrappone ad un’altra che, invece, ha «portato frutti». Questo secondo filone si fa carico «della riforma e del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino».

            Papa Francesco, anche ultimamente, ha ribadito di condividere in pieno l’«ermeneutica della continuità». Nell’omelia del 10 gennaio scorso a santa Marta, ha detto: «confessare la fede!  Tutta, non una parte! Tutta! E questa fede custodirla tutta, come è arrivata a noi, per la strada della tradizione: tutta la fede! E come posso sapere se io confesso bene la fede? C’è un segno: chi confessa bene la fede, e tutta la fede, ha capacità di adorare, adorare Dio». 

            Tutti i commentatori hanno colto, nel gesto di papa Francesco di inviare a Trento il card. Brandmüller, una più chiara ed inequivocabile presa di posizione contro l’«ermeneutica della discontinuità» sostenuta dalla “scuola di Bologna”. Il papa ha ricordato infatti, a chi vorrebbe  cestinare l’esperienza tridentina, che «conviene che la Chiesa rifletta con cura più pronta ed attenta sulla fecondissima dottrina che ci giunge da quel Concilio tenutosi nella regione tirolese».

Scritto da Michele Canali

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