Care amiche,
cari amici
Se è vero che la battaglia più
importante è quella che si combatte dentro ciascuno di noi, allora oggi la
virtù che maggiormente dobbiamo difendere e coltivare è quella della speranza.
Ci sono pochi motivi umani per ben
sperare nel mondo di oggi, ma proprio per questo bisogna mettere una cura
particolare per impedire che lo scoraggiamento penetri nel nostro cuore e ci
impedisca di combattere e di sperare.
Come sappiamo, la speranza è una
virtù teologale che si coltiva soprattutto con la preghiera e con i Sacramenti,
che aumentano la nostra amicizia con Dio. Tuttavia, anche umanamente parlando,
qualcosa è possibile e doveroso fare per impedire che il demone dello
scoraggiamento si annidi nel nostro cuore.
Partiamo dalla consapevolezza che il
male oscuro che incombe sull'Occidente viene da lontano, da una crisi
plurisecolare, e che non può essere guarito in pochi mesi o anni, come qualcuno
vorrebbe.
La stessa ideologia gender
che tanto oggi ci preoccupa è stata seminata per oltre duecento anni nelle
società europee, prima di esplodere nelle Conferenze organizzate dall'ONU a Il
Cairo e a Pechino nel 1994 e nel 1995.
Questo ci aiuti a capire che non
possiamo avere premura e che sarebbe insensato pretendere di risolvere in poco
tempo una malattia così profondamente radicata. Se la speranza è una virtù
teologale che ha bisogno soprattutto di preghiera e di vita sacramentale, la
speranza storica che dobbiamo coltivare ha bisogno di pazienza e di tempo. Non
ci sono scorciatoie e non esistono neppure ricette magiche.
Esiste la possibilità di un paziente
e costante lavoro quotidiano sul corpo sociale, fatto di piccole iniezioni di
fiducia e di speranza. Bisogna costruire giorno dopo giorno relazioni
autentiche fra le persone, consolidare quelle che esistono, mettere in rete le
persone attorno a motivi di speranza e anche ad obiettivi di lotta contro il
male, che dilaga anche perché nessuno si oppone.
Quando gli uomini, le famiglie e i
popoli collaborano con Dio, nella storia sono successe cose grandi. L'Europa
cristiana che ha coperto di cattedrali le nostre terre è nata semplicemente nei
focolari di tante famiglie che hanno potuto superare le persecuzioni e gli
scherni del mondo pagano e poi hanno favorito la conversione dei popoli barbari.
Questa grande e straordinaria prima
evangelizzazione si è stretta intorno a figure esemplari, come i santi e in
particolare i Papi, i vescovi che a Roma hanno costituito un punto di
riferimento anche civile.
Oggi bisogna costruire o meglio
ricostruire una civiltà così come fecero allora i nostri antenati attorno a San
Benedetto e ai suoi monaci, costruttori di piccole cittadelle che furono il
tessuto connettivo dell'Europa nascente.
Che fare dunque? Costruire piccole
comunità di persone con il massimo possibile di omogeneità, che si trovino e si
vogliano bene reciprocamente, aiutandosi a capire che cosa avviene nel mondo e
ad agire di conseguenza.
È soltanto cosi, partendo dal basso
e senza disdegnare azioni grandi, che si può ricostruire, a cominciare dalle
relazioni umane, assolutamente indispensabili per qualsiasi iniziativa. I
nostri figli non vedranno i risultati, probabilmente neppure i nostri nipoti,
ma se il seme verrà gettato prima o poi, quando il Signore vorrà, comincerà a
dare i primi frutti.
Queste piccole comunità imparino ad
agire sul corpo sociale, con pazienza, e mantenendo una fedeltà forte e
visibile con il vescovo di Roma, il Sommo Pontefice che troppi contestano con
grande superficialità e spesso ignorando completamente il suo insegnamento. In
un mondo in cui cadono quotidianamente tutti i principali punti di riferimento,
continuiamo a indicare nel Papa e nel suo Magistero una guida sicura da cui non
si può prescindere.
Dal Magistero del Papa come punto di
riferimento fino alla cellula fondamentale della società, oggi molto
maltrattata come ha detto recentemente proprio papa Francesco. Lavorare sul
corpo sociale significa valorizzare e proteggere la famiglia, che è una sola, e
favorire la nascita di una politica per le famiglie, che non c'è mai stata in
Italia. Da questa politica magari potrebbe nascere un'esperienza politica che
non c'è, un partito della famiglia di cui si sente insistentemente la
necessità. Chissà.
EMMANUELE
Fonte: Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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