venerdì 19 dicembre 2014

BIOETICA



            La nascita della bioetica, risalente agli anni 1970 , è avvenuta in un contesto di mutamento straordinario della società italiana.

            Il pluralismo etico propone il modello di una presunta bioetica neutrale, che non impone valori a nessuno, limitandosi a proporre le regole procedurali. Si tratta della bioetica procedurale, che non si occupa di stabilire ciò che è bene o male, ma solo di individuare la persona a cui spetta prendere la decisione morale, per lasciare ad essa la responsabilità per decidere secondo le sue convinzioni.

            Lo sviluppo tecnologico ripropone con urgenza la domanda sul significato della vita e della vita buona, di ciò che è bene e di ciò che è male.

            Il pluralismo etico è chiaramente al servizio del progetto culturale proprio delle tecnoscienze, che tende a globalizzare, omogeneizzandole malamente, tutte le espressioni della cultura occidentale.

            La tendenza ad affermare l'idea che le tecnoscienze non debbano rendere conto a nessuno (autoreferenziabilità) è sostenuta dai poteri economici, perché in tal modo si può condurre la ricerca con il minor controllo sociale possibile e il massimo ritorno in termini di profitti, perché indebolisce qualsiasi atteggiamento critico nei confronti di una scienza che, per non destare preoccupazione a causa dell'enorme potere che può esercitare sull'uomo, si presenta come eticamente neutrale. E, soprattutto, distoglie la bioetica da ciò che deve essere il suo compito essenziale, che è quello di comprendere e valutare i presupposti culturali e gli atti concreti delle tecnoscienze.

            In nome delle loro particolari divinità, tre uomini - Ippocrate, vissuto nel V secolo a.C., medico greco di Cos; Avicenna, nato nel 980, medico arabo e filosofo, nel famoso Canone della medicina; e Maimonide, medico ebreo e filosofo nato a Cordoba nel 1135, negli Aforismi di medicina - divulgarono nella civiltà greca e romana e in quelle che ne discesero, e nelle civiltà giudaica e araba, alcune raccomandazioni solenni per i medici: rispettate in modo assoluto i pazienti e le loro vite; mai far loro del male; mantenere la fiducia; rispettare i maestri. Il rispetto dell'umanità degli altri e dei diritti dell'uomo, storicamente, ha dato origine a una lotta per l'equità, la solidarietà e la benevolenza in una prospettiva etica della salute pubblica. Questi valori umani tradizionali, personali e comunitari, possono contribuire alla costituzione di una bioetica rispettosa dell'uomo, capace di regolare le biotecnologie e le nuove terapie. In tal modo si può evitare il rischio, che molte persone temono, di una bioetica che discende e dipende dalle esigenze utilitaristiche delle biotecnologie.

            La ricerca delle vie di una possibile regolamentazione della scienza e della tecnologia è <<la più grande sfida del nostro tempo>>. La ragione è chiara: lo sviluppo delle tecnoscienze non è automaticamente e incondizionatamente buono, ma è il risultato di una complessa rete di azioni umane, di interessi economici e , quindi, anche di possibili effetti dannosi e negativi per l'uomo. Si può affermare che il campo principale in cui si svolge la sfida è la bioetica. Questa nuova disciplina si è costituita in area anglofona negli anni '70 e ha registrato fin dai suoi inizi un grande successo tra i medici, i filosofi e i teologi. Nel 1971 l'oncologo americano V.R. Potter ha coniato il termine di bioetica, ha cercato di definire il campo di indagine di questa nuova scienza e il metodo di risoluzione dei problemi affrontati.

            Sul significato da attribuire alla categoria di vita umana si sono contrapposte, nell'ambito italiano,l'etica laica sostenitrice del concetto di qualità della vita e l'etica cattolica con l'affermazione della sacralità della vita. Ancor più precisamente, un corretto approccio etico per la bioetica richiede che sia chiaro e condiviso il concetto di persona umana e il correlativo concetto di dignità della persona umana.

            L'appello ai diritti e alla dignità della persona ha bisogno di essere fondato su una rinnovata indagine filosofica sul concetto di persona: Che cosa è persona? Chi è persona? Come dobbiamo trattare la persona umana? Queste riflessioni dovranno porre rimedio alla dissociazione tra la nozione di persona e quella di essere umano, che è stata introdotta recentemente ed è divenuta la questione decisiva della bioetica. Infatti se ammettiamo che esistono esseri umani che non hanno la dignità di persona, di questi si può fare qualsiasi cosa: dalla sperimentazione, all'aborto, al commercio, alla soppressione.

            Nelle società avanzate, il complesso fattore, costituito da ricerca scientifica, applicazioni tecnologiche e logica di mercato, si intreccia con il fattore costituito dal processo di privatizzazione della coscienza. Si ha come risultato una nuova mentalità molto propensa all'uso delle nuove tecnologie.

            Il rapporto tra etica e ricerca scientifica tende a porsi alla quasi automatica utilizzazione (se si può, si fa) delle risorse e delle possibilità aperte dalla scienza e dal suo braccio operativo che è la tecnologia. Molti ricercatori scientifici, filosofi e giuristi teorizzano come del tutto ovvio il passaggio dalla scoperta di una nuova via operativa alla sua esecuzione immediata. 

EMMANUELE
FONTE: Autore: Michele Aramini; Titolo: Bioetica e religioni; Editore: Editrice Paoline.

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