La nascita
della bioetica, risalente agli anni 1970 , è avvenuta in un contesto di
mutamento straordinario della società italiana.
Il pluralismo etico propone il
modello di una presunta bioetica neutrale, che non impone valori a nessuno,
limitandosi a proporre le regole procedurali. Si tratta della bioetica
procedurale, che non si occupa di stabilire ciò che è bene o male, ma solo di individuare
la persona a cui spetta prendere la decisione morale, per lasciare ad essa la
responsabilità per decidere secondo le sue convinzioni.
Lo sviluppo tecnologico ripropone
con urgenza la domanda sul significato della vita e della vita buona, di ciò
che è bene e di ciò che è male.
Il pluralismo etico è chiaramente al
servizio del progetto culturale proprio delle tecnoscienze, che tende a
globalizzare, omogeneizzandole malamente, tutte le espressioni della cultura
occidentale.
La tendenza ad affermare l'idea che
le tecnoscienze non debbano rendere conto a nessuno (autoreferenziabilità) è
sostenuta dai poteri economici, perché in tal modo si può condurre la ricerca
con il minor controllo sociale possibile e il massimo ritorno in termini di
profitti, perché indebolisce qualsiasi atteggiamento critico nei confronti di
una scienza che, per non destare preoccupazione a causa dell'enorme potere che
può esercitare sull'uomo, si presenta come eticamente neutrale. E, soprattutto,
distoglie la bioetica da ciò che deve essere il suo compito essenziale, che è
quello di comprendere e valutare i presupposti culturali e gli atti concreti
delle tecnoscienze.
In nome delle loro particolari
divinità, tre uomini - Ippocrate, vissuto nel V secolo a.C., medico greco di Cos;
Avicenna, nato nel 980, medico arabo e filosofo, nel famoso Canone della
medicina; e Maimonide, medico ebreo e filosofo nato a Cordoba nel 1135, negli
Aforismi di medicina - divulgarono nella civiltà greca e romana e in quelle che
ne discesero, e nelle civiltà giudaica e araba, alcune raccomandazioni solenni
per i medici: rispettate in modo assoluto i pazienti e le loro vite; mai far
loro del male; mantenere la fiducia; rispettare i maestri. Il rispetto
dell'umanità degli altri e dei diritti dell'uomo, storicamente, ha dato origine
a una lotta per l'equità, la solidarietà e la benevolenza in una prospettiva
etica della salute pubblica. Questi valori umani tradizionali, personali e
comunitari, possono contribuire alla costituzione di una bioetica rispettosa
dell'uomo, capace di regolare le biotecnologie e le nuove terapie. In tal modo
si può evitare il rischio, che molte persone temono, di una bioetica che
discende e dipende dalle esigenze utilitaristiche delle biotecnologie.
La ricerca delle vie di una possibile
regolamentazione della scienza e della tecnologia è <<la più grande sfida
del nostro tempo>>. La ragione è chiara: lo sviluppo delle tecnoscienze
non è automaticamente e incondizionatamente buono, ma è il risultato di una
complessa rete di azioni umane, di interessi economici e , quindi, anche di
possibili effetti dannosi e negativi per l'uomo. Si può affermare che il campo
principale in cui si svolge la sfida è la bioetica. Questa nuova disciplina si
è costituita in area anglofona negli anni '70 e ha registrato fin dai suoi
inizi un grande successo tra i medici, i filosofi e i teologi. Nel 1971
l'oncologo americano V.R. Potter ha coniato il termine di bioetica, ha cercato
di definire il campo di indagine di questa nuova scienza e il metodo di risoluzione
dei problemi affrontati.
Sul significato da attribuire alla
categoria di vita umana si sono contrapposte, nell'ambito italiano,l'etica
laica sostenitrice del concetto di qualità della vita e l'etica cattolica con
l'affermazione della sacralità della vita. Ancor più precisamente, un corretto
approccio etico per la bioetica richiede che sia chiaro e condiviso il concetto
di persona umana e il correlativo concetto di dignità della persona umana.
L'appello ai diritti e alla dignità
della persona ha bisogno di essere fondato su una rinnovata indagine filosofica
sul concetto di persona: Che cosa è persona? Chi è persona? Come dobbiamo
trattare la persona umana? Queste riflessioni dovranno porre rimedio alla
dissociazione tra la nozione di persona e quella di essere umano, che è stata
introdotta recentemente ed è divenuta la questione decisiva della bioetica.
Infatti se ammettiamo che esistono esseri umani che non hanno la dignità di
persona, di questi si può fare qualsiasi cosa: dalla sperimentazione, all'aborto,
al commercio, alla soppressione.
Nelle società avanzate, il complesso
fattore, costituito da ricerca scientifica, applicazioni tecnologiche e logica
di mercato, si intreccia con il fattore costituito dal processo di
privatizzazione della coscienza. Si ha come risultato una nuova mentalità molto
propensa all'uso delle nuove tecnologie.
Il rapporto tra etica e ricerca
scientifica tende a porsi alla quasi automatica utilizzazione (se si può, si
fa) delle risorse e delle possibilità aperte dalla scienza e dal suo braccio
operativo che è la tecnologia. Molti ricercatori scientifici, filosofi e
giuristi teorizzano come del tutto ovvio il passaggio dalla scoperta di una
nuova via operativa alla sua esecuzione immediata.
EMMANUELE
FONTE:
Autore: Michele Aramini; Titolo: Bioetica e religioni; Editore: Editrice
Paoline.
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