L'omosessualità
Un esempio
di come l'ambiente possa influire sullo sviluppo dell'identità è costituito dall'omosessualità.
Si definisce l'omosessualità come
una attrazione sessuale stabile e prevalente nei confronti delle persone del
proprio sesso. Poiché l'omosessualità è una tendenza, una preferenza o una
inclinazione sessuale, come ogni altro tipo di preferenza (sportive, alimentari,
musicali, ...) non costituisce l'identità della persona; in termini
aristotelici essa è un "accidente" della persona, non ne costituisce
l'<<essenza>>. Quindi l'omosessualità non è uno
<<stato>>, una <<condizione>> né una
<<identità>>.
Per questo
motivo, a rigor di termini, non esistono omosessuali: esistono solo persone con
inclinazioni omosessuali. Per essere ancora più precisi, le persone omosessuali
sono in realtà eterosessuali che, per qualche motivo, non hanno potuto
sviluppare appieno il loro potenziale eterosessuale. Opportunamente, dunque, il
Magistero della Chiesa cattolica invita ad evitare l'espressione
<<omosessuali>> e a sostituirla con <<persone
omosessuali>>, o meglio, con <<persone con tendenze omosessuali>>:
l'omosessualità non esaurisce la ricchezza e la profondità della persona.
Poiché l'omosessualità non è una << natura>>, è ovvio che non
esistono i cosiddetti "omosessuali latenti", ossia persone che
avrebbero una presunta omosessualità che non si è (ancora) manifestata; piuttosto,
per quanto abbiamo detto sopra, le persone omosessuali sono eterosessuali
latenti.
Pur manifestandosi come attrazione
sessuale, l'omosessualità non è un disturbo della sessualità bensì il sintomo
di un problema ben più profondo. Ciò che spinge le persone con tendenze
omosessuali verso persone dello stesso sesso è il desiderio - destinato al
fallimento - di ricevere quell'affetto e quell'attenzione che sono state loro
negate nell'infanzia o nella prima adolescenza; per questo motivo,
l'omosessualità si può definire anche come il sintomo di un problema emotivo e
rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti nell'infanzia, specialmente nella
relazione con il genitore dello stesso sesso.
Dunque l'omosessualità non riguarda
esclusivamente l'orientamento sessuale, ma riguarda elementi più profondi della
persona, in particolare l'identità di genere, ossia la coscienza del ruolo che
gli individui del proprio sesso svolgono nella società.
Affermare
che l'omosessualità è un disturbo dell'identità di genere non significa
affermare che gli uomini con tendenze omosessuali pensino di essere delle
donne; quello sarebbe piuttosto un disturbo dell'identità sessuale. Significa
invece che pensano di non essere all'altezza degli altri uomini, di non poter
soddisfare le richieste che la società avanza nei confronti degli uomini, di
essere sprovvisti di quel pacchetto di virilità che in realtà ogni uomo deve
faticosamente costruire.
Essendo una tendenza,
l'omosessualità non è determinata dal comportamento omosessuale; infatti ci
possono essere persone eterosessuali - ossia persone che si sentono attratte
sessualmente da persone del sesso opposto - che hanno rapporti omosessuali (per
vizio, prostituzione pornografia... ),
e persone omosessuali che non hanno rapporti sessuali, o che ne hanno di
eterosessuali.
E' importante distinguere tra
l'omosessualità e la persona che ha questa tendenza.
- Possiamo
considerare l'omosessualità un problema, disapprovare le unioni omosessuali e
considerare immorali gli atti omosessuali; ma le persone con tendenze
omosessuali vanno accolte con comprensione e rispetto.
- Viceversa,
un atteggiamento critico nei confronti dell'omosessualità non significa
"omofobia" né disprezzo per le persone con tendenze omosessuali.
E' importante anche distinguere tra
persone omosessuali e gay: a differenza dell'omosessualità, che descrive un
orientamento sessuale, la parola "gay" indica un'identità
ideologico-politica. Non tutte le persone omosessuali sono gay, anzi: la
maggior parte delle persone omosessuali non si riconosce nello stile di vita
gay e non crede che l'omosessualità sia normale e buona per sé e per la
società. Gli attivisti gay si sono auto-investiti del ruolo di unici portavoce
del "mondo omosessuale" con diverse conseguenze, tra le quali la più
drammatica è quella di aver condannato all'invisibilità (quindi al silenzio e
alla solitudine) gli omosessuali non gay.
Quante sono le persone omosessuali?
Non è raro leggere sui giornali o
sentire dichiarare da parte di attivisti gay che la percentuale di omosessuali
rispetto alla popolazione totale sarebbe del 10%. Questo dato risale agli studi
dello zoologo statunitense Alfred Kinsey, conosciuti con il nome di
"Rapporti Kinsey". Si tratta di un dato falso. E' ormai appurato che
Kinsey manipolò i dati delle sue ricerche. Ad esempio, per quanto riguarda i
dati sulla percentuale di persone omosessuali, inserì nel campione un numero
spropositato di uomini dediti alla prostituzione; prese in considerazione
un'unica scuola superiore, scelta appositamente perché circa il 50% degli
studenti avevano avuto contatti omosessuali; circa il 25% dei soiggetti maschi
della sua ricerca erano detenuti condannati per reati sessuali, vennero
definiti come "omosessuali" persone che avevano avuto anche pensieri
o contatti di tipo omosessuale (anche solo occasionali) anche nella prima
adolescenza; infine, nel conteggiare la percentuale di omosessuali, tolse circa
1.000 soggetti dal numero totale degli intervistati. Quanti sono in realtà le
persone con tendenze omosessuali? Non è facile dirlo, tuttavia i pochi studi
validi - condotti, per di più, su gruppi selezionati - indicavano il due o tre
per cento della popolazione, come massimo; una delle ricerche non raggiunse
nemmeno l'uno per cento. Censimenti recenti, più vasti e affidabili, hanno
confermato quest'ultima percentuale; per gli Usa è l'1% e per la Gran Bretagna
circa l'1,5%.
EMMANUELE
FONTE: Da i quaderni de "Il Timone";
AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni
Art.
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