martedì 6 maggio 2014

LEGGI CONTRO LA FAMIGLIA PARTE 4



Le offese alla dignità del matrimonio

            La promulgazione di leggi profondamente ingiuste e contrarie alla legge naturale provoca nella società il proliferare di comportamenti e mentalità che minano alle fondamenta la famiglia stessa. Se la promulgazione di leggi contro la famiglia ha avuto - e continua ad avere - un effetto devastante sulla società, non meno deleteria si rivela l'azione insistita con cui i mezzi di comunicazione presentano al famiglia in una luce sfavorevole.


            Telegiornali e spettacoli di svago sono impegnati a insinuare nell'opinione pubblica un'idea: la famiglia tradizionale - luogo delle ipocrisie, delle violenze, dei tradimenti, dell'alienazione  - non è affatto il luogo ideale per la crescita delle nuove generazioni, che invece devono essere affidate a nuove "strutture" create allo scopo, dalla società civile e dallo Stato. Alcune condotte, per quanto giudicate con sufficienza dalla società in cui viviamo, o addirittura ottenute "normali", costituiscono gravi attentati alla dignità del matrimonio e alla sopravvivenza della famiglia.

Le riassumiamo:

a. l'adulterio: questa parola designa l'infedeltà coniugale. "Quando due partner - recita il n. 2380 del Catechismo della Chiesa Cattolica - di cui almeno uno sia sposato, intrecciano fra loro una relazione sessuale , anche episodica, commettono adulterio". Gesù condanna l'adulterio anche se consumato con il semplice desiderio. L'adulterio è una forma di ingiustizia, perché chi lo commette viene meno agli impegni assunti, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, compromette il bene della generazione dei figli, che presuppone l'unione stabile dei genitori.

b. il divorzio: il matrimonio rato e consumato tra due battezzati cattolici non può essere sciolto da nessuna autorità umana, per nessuna causa, eccetto la morte  (Codice di diritto canonico, Can. 1141). Quindi, il divorzio esprime la pretesa di sciogliere il patto con cui gli sposi liberamente hanno promesso di vivere l'uno con l'altro fino alla morte.

            Se poi viene contratto un nuovo vincolo - magari riconosciuto dalla legge civile - ciò accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in una condizione di adulterio pubblico e permanente.

            Inoltre, il divorzio è immorale perché causa di disordine nella società, un disordine che genera gravi danni: 

- per il coniuge abbandonato;
- per i figli, se vi sono, traumatizzati dalla separazione dei genitori e magari contesi fra questi.
- per il suo effetto contagioso, che ne fa una vera piaga sociale.

       Attenzione: quando uno dei coniugi è vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge civile, questi non contravviene alla norma morale, e dunque non ha colpa alcuna. Resta egualmente valido il divieto di contrarre nuovo matrimonio, perché - come abbiamo visto - il matrimonio rimane in tutta la sua validità.

c. la libera unione: si verifica quando uomo e donna si rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica l'intimità sessuale. In questi casi, è l'idea stessa di famiglia che viene distrutta. In ogni caso, l'atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio e al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave che esclude dalla Comunione sacramentale.

d. la convivenza: si basa sulla falsa idea che esista un "diritto alla prova" per coloro intenzionati a sposarsi. Ma l'amore umano non ammette "la prova", perché esige un dono totale e definitivo delle persone fra loro. qualunque sia la fermezza del proposito, i rapporti prematrimoniali non possono garantire, proprio per la loro natura, sincerità e fedeltà al rapporto fra uomo e donna: solo il vincolo contratto liberamente e lucidamente permette all'amore umano di compiersi secondo la volontà di Dio e per il bene dell'uomo. Il fatto che oggi molte di queste condotte siano diventate "normali" agli occhi di molti non deve spaventarci. Il filosofo anticattolico Voltaire nel 1764 scriveva che l'indissolubilità del matrimonio è un'imposizione "barbarica e crudele", poiché in favore del divorzio "stanno l'equità, la storia e l'esempio di tutti popoli, salvo il popolo cattolico romano". Secondo Montagne, che scrive nel 1580, ciò che più assicura la durata del matrimonio è la possibilità del divorzio. Kant nel '700 sostiene che la procreazione non è il fine proprio e intrinseco del matrimonio, poiché la si può escludere per volontà dei coniugi. Le false idee non sono poi così originali, sono dure a morire, ma dobbiamo essere sorretti dalla certezza che esse non hanno il potere di oscurare definitivamente lo splendore della verità.

EMMANUELE

FONTE:  Da i quaderni del Timone; AUTORE: Mario Palmaro; TITOLO: Matrimonio e famiglia; EDITORE: Edizioni Art.

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari