Diventare ciò che si è
Affrontiamo ora l'eterno dilemma:
natura o cultura? l'identità personale è data una volta per tutte o si
costruisce nel corso della propria vita? E' predefinita, senza possibilità di
deviazione, o è una costruzione sociale? Bisogna accettare sempre e comunque
quello che si è o siamo liberi di decidere ciò che vogliamo diventare? Siamo
vincolati, legati ad un "progetto" o siamo noi i costruttori della
nostra identità? Qual è l'influenza dell'ambiente nella costruzione dell'identità?
Affrontare il problema in maniera dicotomica (questo o quello) non è il modo
migliore per impostare il problema e cercare plausibili soluzioni.
La natura è il principio, presente
in ogni cosa (quindi anche nelle persone) che guida la sua crescita e il suo
sviluppo. Si tratta, in altre parole, del progetto, ossia di ciò che le cose
sarebbero se non ci fossero interferenze negative. Pensiamo ad una piantina di
limone. La sua natura è sicuramente quella di produrre frutti; e non frutti
qualsiasi, come mele o banane, bensì limoni. Quindi è "naturale", per
la piantina di limone, produrre limoni; non sarebbe naturale, per una piantina
di limoni, produrre ortaggi o frutti diversi dal limone. Dunque esiste una
natura, ossia "qualcosa" (un principio, un progetto, un percorso) che
stabilisce quali frutti debba produrre una piantina di limoni. Ma è
assolutamente certo che la piantina di limoni produrrà limoni? Ovviamente no!
La piantina di limoni produrrà limoni solo se riceverà luce e calore, se verrà
innaffiata, se verrà liberata dai parassiti... ossia se le condizioni
ambientali permetteranno alla sua natura di esprimersi.
Esiste un progetto, che prevede che
il bambino maschio cresca e diventi uomo, se si senta attratto dalle donne. Ma
non è detto che questo progetto si compia: se qualcosa interferisce durante
questo processo, il bambino può non sviluppare appieno la propria identità.
Ognuno di noi, quindi, ha
un'identità data; ma lo sviluppo pieno di questa identità è un processo lungo e
faticoso, che dura tutta la vita. E non è esente da pericoli. Lo scopo della
nostra vita, quindi è diventare ciò che già siamo, ossia realizzarci pienamente, permettere a tutto il nostro
potenziale di esprimersi.
I cristiani sanno anche quale sia il
loro prototipo, il modello al quale tendere per realizzare pienamente la
propria natura: Gesù. Siamo stati fatti a sua immagine e somiglianza, e la
nostra piena realizzazione consiste nel conformarci a questo modello. Questo è
il compito e il fine della nostra vita; questa è la nostra piena realizzazione.
Potenza e atto
Per fare un altro esempio, potremmo
dire che il pulcino è la gallina "in potenza". Noi abbiamo
"potenzialmente la possibilità di diventare pienamente uomini e donne,
ossia di conformarci pienamente al modello; non è detto che ciò accada, perché
le condizioni ambientali potrebbero ostacolare o impedire la
"attuazione" del progetto.
Il Signore
degli Anelli
Il sacrificio è una rinuncia
volontaria necessaria per portare a termine il proprio compito; la rinuncia è
fatta in vista di un bene più grande donato agli altri, un estremo gesto
d'amore. Sembra paradossale, eppure la piena realizzazione del proprio compito
richiede una rinuncia a sé stessi. Pare, insomma, che il vero viaggio, la vera
battaglia, consista nell'autorealizzazione, nell'essere pienamente ciò che si
è, nello svolgere fino in fondo il proprio compito. Questo compito richiede,
per la propria realizzazione, un sacrificio; ma la ricompensa è graditissima.
EMMANUELE
FONTE: Da i quaderni de "Il Timone";
AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni
Art.
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