venerdì 18 aprile 2014

DIO MIO, DIO MIO

SALMO 21 (22) - Esaudimento del giusto provato dalla sofferenza

Al maestro del coro. Su "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!

Mio Dio, grido di giorno e non rispondi;
di notte, e non c'è tregua per me.


Eppure tu sei il Santo,
tu siedi in trono fra le lodi d'Israele.

In te confidarono i nostri padri,
confidarono e tu li liberasti;

a te gridarono e furono salvati,
in te confidarono e non rimasero delusi.

Ma io sono un verme e non un uomo,
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:

“Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!”.

Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai affidato al seno di mia madre.

Al mio nascere, a te fui consegnato;
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.

Non stare lontano da me,
perché l'angoscia è vicina e non c'è chi mi aiuti.

Mi circondano tori numerosi,
mi accerchiano grossi tori di Basan.

Spalancano contro di me le loro fauci:
un leone che sbrana e ruggisce.

Io sono come acqua versata,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si scioglie in mezzo alle mie viscere.

Arido come un coccio è il mio vigore,
la mia lingua si è incollata al palato,
mi deponi su polvere di morte.

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa.
Essi stanno a guardare .e mi osservano:

si dividono le mie vesti
sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Libera dalla spada la mia vita,
dalle zampe del cane l'unico mio bene.

Salvami dalle fauci del leone
e dalle corna dei bufali.

Tu mi hai risposto!
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d'Israele;

perché egli non ha disprezzato
né disdegnato l'afflizione del povero,
il proprio volto non gli ha nascosto
ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.

Da te la mia lode nella grande assemblea;
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.

I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

Perché del Signore è il regno:
è lui che domina sui popoli!

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere;

ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;

annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
“Ecco l'opera del Signore!”.

Non c'è cristiano che non conosca la forza sconvolgente delle battute iniziali di questa celebre lamentazione, gridate da Gesù agonizzante (Matteo 27,46). Un testo di grande desolazione striato dal sangue e dalle lacrime, segnato da immagini «bestiali» di sapore prettamente orientale (tori, leoni, mastini, bufali), affidato in filigrana alla raffigurazione di un corpo dalle ossa slogate, dal cuore molle come cera, dalla gola simile a creta riarsa, dal respiro affannato, dalle mani e dai piedi feriti... Attorno, il silenzio di Dio e l'ostilità degli uomini che già si spartiscono l'eredità, convinti di essere di fronte a un maledetto (v. 19). Ed invece, all'improvviso, ecco la svolta: «Esaudito, esaudito mi hai!» (v. 22). E il lamento si trasforma in inno di ringraziamento festoso (vv. 23-27) e in cantico al Signore, re dell'universo (vv. 28-29). Dalla disperazione alla speranza, dalla morte alla vita, dal sepolcro alla risurrezione: «Questo ha fatto il Signore!» (v. 32).

Dossologia
Così, Padre, perché a te piacque;
a te, Padre, pur noi affidiamo,
con lo spirito, canti e speranze.

Preghiera
Padre, dopo le forti grida, e le lacrime di tuo Figlio in croce, non ti chiediamo di capire; ti
chiediamo solo di essere fedeli come lui e che tu ci esaudisca nella nostra pietà: così, pure
noi possiamo cantare l'inno della Pasqua insieme a tutti i poveri e gli oppressi. Amen.

FIGLIODELTUONO

Commento di Gianfranco Ravasi



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