martedì 15 novembre 2016

DISPREZZARE TUTTE LE VANITA'



<<Chi segue me non cammina nelle tenebre>> (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano a imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo.




            Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quelli di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo.

            Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire.

            Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? <<Vanità delle vanità, tutto è vanità>> (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire Lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

            Vanità è dunque richiedere le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia.

            Ricordati spesso di quel proverbio: <<Non si sazia l'occhio di guardare, nè mai l'orecchio è sazio di udire>> (Qo 1,8).

            Fà, dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché che va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.

FONTE:  Titolo: L'imitazione di Cristo; Editore: Paoline

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