L'uomo come essere sociale
La vita di relazione, cioè
l'esercizio della socialità, è necessaria all'esistenza dell'uomo. La sua
centralità si manifesta sin dal concepimento, nella dipendenza assoluta
dell'embrione dalla madre. Dopo la nascita, il bambino vive e sviluppa la
propria identità grazie alla comunità familiare. In seguito saranno la comunità
civica, la scuola, la comunità economica e politica a consentirgli di conseguire
gli obiettivi che superano le sue capacità individuali e a sviluppare le sue
doti personali.
Grazie alle relazioni sociali
instaurate mediante le scelte decise di
volta in volta, l'uomo mette in gioco e realizza la propria ragione e la
propria libertà, cioè le caratteristiche che lo qualificano come persona. In
questa dinamica di partecipazione alla vita comunitaria, espressa dalle
responsabilità familiari, economiche, sociali e politiche assunte, l'uomo può
fare esperienza del rapporto d'implicazione esistente tra il suo bene personale
e il bene comune.
La scoperta di questa relazione
profonda mette in luce la responsabilità di partecipare alla costruzione del
bene comune, secondo la funzione che ciascuno svolga all'interno della società
e secondo le proprie capacità, ricercando, attraverso la partecipazione,
l'inclusione di ogni persona, nella consapevolezza che non può esistente un
bene di tutti che non sia contemporaneamente bene di ciascuno. Dalla
partecipazione responsabile e generosa nasce un popolo: <<In ogni
nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita
configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa
trascinata dalle forze dominanti. Ricordiamo che "l'essere fedele
cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un'obbligazione
morale". Ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante
processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. E' un lavoro lento
e arduo che esige di volersi integrare e di integrare a farlo fino a sviluppare
una cultura dell'incontro in una pluriforme armonia>> (Evangelii
Gaudium,220).
Il senso ultimo della solidarietà
In questa prospettiva la
solidarietà, centrata sul primato della persona umana e sul suo essere sociale,
si rivela come l'unica strada per il definitivo superamento del conflitto tra
individuo e collettività attraverso il principio secondo cui <<l'unità è
superiore al conflitto>>; <<Per questo è necessario postulare un
principio che è indispensabile per costruire l'amicizia sociale: l'unità è
superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo
e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito
vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una
pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né
all'assorbimento di una nell'altro, ma alla risoluzione su di un piano
superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in
contrasto>> (Evangelii Gaudium, 228).
La solidarietà diventa qui qualcosa
di più che una politica sociale. Diventa la prospettiva stessa del nostro
vivere in società, l'aspetto che continuamente ci ricorda il motivo ultimo per
cui esiste la comunità politica.
EMMANUELE
FONTE: rivista
IL TIMONE
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