Cari amici,
care amiche,
Sembra che i partiti politici,
nell'accezione moderna che abbiamo conosciuto a partire dalla Rivoluzione
francese, stiano effettivamente morendo. Della loro metamorfosi e agonia se ne
occupa Sabino Cassese sul Corriere della Sera nella festa
dell'Immacolata e la cosa merita attenzione perché ci riguarda, in quanto viene
a mutare le caratteristiche della vita pubblica.
Prima di dire se siamo o meno
contenti della loro morte cerchiamo di ricordare che cosa sono e cosa hanno rappresentato
questi gruppi umani, che non sono presenti in natura ma appaiono nella storia,
appunto come espressione organizzata di una novità.
La novità sono le ideologie, cioè
quei tentativi da parte di gruppi di uomini, appunto i partiti, di conquistare
il potere in nome di nuovi valori che esaltano solo un pezzo della realtà e
della verità. Le ideologie che esaltano la libertà (liberalismo), la nazione
(nazionalismo) o l'uguaglianza (socialismo) nascono con la modernità politica
che prende avvio dalla rivoluzione in Francia nel 1789. Non che prima non ci
fossero partiti o si negassero uguaglianza e libertà (che sono valori
cristiani), o non si amasse la patria, ma non se ne faceva un
"assoluto" a cui piegare la realtà, cioè tutto il resto.
Così l'Ottocento sarà un secolo che
vedrà questi partiti (molto elitari) conquistare il potere politico e cercare
di sostituire il senso comune delle popolazioni (che faceva riferimento al
cristianesimo) con diverse visioni del mondo, fra l'altro in guerra fra di loro.
L'Europa divenne così il teatro di una lunga guerra civile fra ideologie
contrapposte, che però soltanto dopo la Grande Guerra divennero ideologie di
massa, in seguito alla trasformazione dei partiti dai gruppi elitari
dell'Ottocento nei moderni partiti ideologici di massa.
Questi partiti di massa entrano in
crisi dopo il 1989, quando viene abbattuto il Muro di Berlino e finisce l'epoca
delle ideologie. Da allora i partiti ideologici di massa cambiano in partiti
personali, sempre meno identitari e sempre più legati ad ambienti umani e
geografici o a gruppi sociali, di cui rappresentano le speranze e gli
interessi.
É un bene che questa pessima politica
si stia suicidando? Non necessariamente. Perché al suo posto qualcuno auspica
soluzioni peggiori, se possibile, come il salvatore che viene da Oriente, o
l'imposizione con la forza di un ordine (ma quale ordine?), mentre in realtà la
nostra residua libertà muore ogni giorno sotto la dittatura tecnocratica e
burocratica dell'anonima Unione Europea, dove comandano i funzionari senza
volto che però continuano a mandare agli Stati nazionali e ai loro cittadini
raccomandazioni, imposizioni e sempre nuovi esami di riparazione.
Il rischio è che muoia la centralità
della politica intesa come espressione della carità, come condizione per
costruire il bene della comunità, così come insegna la dottrina sociale della
Chiesa. É un rischio confermato da alcune linee di tendenza, come l'aumento
dell'astensione elettorale, la diminuzione dei lettori di libri e giornali, la
mancanza di interesse per il bene comune in generale, aumentata dalla grave
crisi economica e occupazionale.
Non dirò a nessuno di perdere tempo
guardando i dibattiti politici in televisione, né di leggere giornali quasi
sempre male orientati, ma invece lo supplico di non smobilitare, di continuare
a interessarsi e a impegnarsi, "armandosi" di buone letture,
informandosi presso persone di fiducia, cercando di costruire gruppi dove ci si
possa incontrare e organizzare.
Altrimenti sarà facile per qualcuno
male intenzionato approfittare del disimpegno di tanti per imporre il dominio
di pochi. Nella storia è già accaduto.
EMMANUELE
FONTE : Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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