giovedì 8 gennaio 2015

LA CRISI ATTUALE



            Chi gode del potere tende sempre più di frequente a <<saltare>> o a coartare le regole della democrazia moderna, in quanto fattore di freno dei processi decisionali, per a dire alle vie <<brevi>>. 

Si tratta di governi, ma anche di altre entità: la Commissione Europea, le autorità finanziarie comunitarie, le corti di giustizia internazionali e nazionali o lo stesso parlamento di Strasburgo. Nessuno di questi organismi è retto da persone elette dal popolo o, quanto meno, elette a ragion veduta, sulla scorta di curricula e di programmi. Chi sa chi sono e che cosa andranno a fare a Strasburgo i candidati del proprio collegio alle prossime elezioni europee? Credo ben pochi.

            Vi sono soggetti minori, emanazione di organi istituzionali, come l'UNAR, l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, organo dipendente dalla presidenza del Consiglio, le varie authority e le grandi agenzie burocratiche, che dettano leggi e impongono balzelli senza che il cittadino riesca a opporsi in alcun modo. E, per inciso, queste <<corporazioni>> - senza alcuna confusione con quelle di <<arti e mestieri>> medioevali - vanno a costituire un blocco, un enorme coagulo refrattario a ogni cambiamento migliorativo, che va a saldarsi con i <<poteri forti>> privati, i grandi centri d'interesse finanziario ed economico, ai quali, occorre, per vivere, il perpetuarsi di uno status quo in cui i propri privilegi siano salvaguardati.

            Così pure ci si fa sempre meno scrupolo di violare la libertà di religione, di coscienza e di manifestazione del pensiero, che sono i cardini di tutte le costituzioni politiche dell'Occidente moderno, dagli Stati Uniti all'Italia. E' un fatto che determinate forze progressiste, che hanno sfruttato il diritto-dovere della discussione a tutti i livelli per portare avanti le loro agende dissolutrici, oggi rifiutano il confronto e brigano presso i parlamenti per <<blindare>> le iniziative legislative da esse ispirate e per estenderle da ogni onere di confronto, mettendo al bando legalmente, criminalizzando cioè, le opinioni diverse e le visioni alternative.

            E queste tendenze trovano alimento nella formidabile e drammatica manipolazione dell'opinione pubblica operata dall'apparato <<mass-mediatico>>, che strepita quando si tratta di presunti <<diritti civili>> e poi tace od omette o deforma le notizie di sempre più frequenti violazioni, anche clamorose, dei diritti delle maggioranze. Un apparato prolisso, opportunistico, elusivo, deformante, nonché, in schiacciante maggioranza, colluso con le agende delle lobby progressiste.

            Soprattutto crisi antropologica e morale. Crisi che viene dal di fuori, ma che nasce anche dal di dentro, germina sul calo morale prodotto dall'azione ideologizzata e dalla carenza di responsabilità degli organi di acculturamento di massa, dal crescente secolarismo e dalla diseducazione religiosa ed etica delle nuove leve.

            E la crisi è aggravata dall'azione senza scrupoli d'interessi economici ai limiti dell'immoralità, come la diffusione indiscriminata di centri e apparecchiature per il gioco d'azzardo e lo spaccio inarrestato di sostanze stupefacenti <<leggere>> e <<pesanti>>, come pure il dilagare, ormai endemico e ambientale grazie alle nuove tecnologie <<personali>> e <<mobili>>, della più degradante pornografia.

            Non è un osservatore dominato dal pessimismo a comporre il quadro che ho tracciato e a trarne le conclusioni che ho tratto. Il recente Rapporto 2014 sull'Italia redatto dell'Eurispes - l'Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, fondato e presieduto da Gian Maria Fara - esordisce con due righe relativamente scioccanti: <<Un fantasma si aggira per il nostro Paese, E' la sub-cultura del declino e della decadenza, figlia del nichilismo che sembra ormai pervadere le istituzioni e le coscienze dei nostri concittadini.

            Concludendo, dunque, quello in cui versano - e non da ieri - L'Italia e i Paesi dell'Occidente in generale non è un frangente dei più brillanti. Tutti i fenimeni sommariamente descritti concorrono a configurare una condizione di <<vecchiaia>> di tutto un mondo, che sta rapidamente avvicinandosi al suo esito estremo e fatale. Alla senescenza non si può porre rimedio: la si può solo mascherare, ma, in genere, lo spettacolo che ne risulta non è dei più attraenti. L'Occidente, roso dalla modernità dissolutrice, muore. Davanti a questo epilogo, che coinvolge tutti, chi se ne rende cinto può pregare e combattere doverosamente le battaglie che ancora si accendono, soprattutto però pensando al domani, cercando d'intercettare i segnali di rinascita, le aree di tessuto sociale ancora indenni - quegli spezzoni dell'<<antico regime>> ancora utilizzabili come materiali per la nuova costruzione, così come il Medioevo si è edificato utilizzando le rovine di Roma - oppure, per ragioni provvidenziali, rigeneratesi, vale a dire le persone per le quali la vita ha ancora un senso e un progetto, quindi, su queste <<pietre di scarto>>, gettare le basi per la rinascita di una civiltà <<a misura d'uomo e secondo il piano di Dio>> - come insegnava il santo Pontefice Giovanni Paolo II (1978-2005) -, che è già esistita e non occorre inventare - come insegnava un altro Pontefice santo, Pio X (1903-1914) - dove le derive suicide e omicide di una certa modernità autoreferenziale e dissolutrice non abbiano più cittadinanza.

EMMANUELE
FONTE: Titolo: Al cuore della crisi attuale: la rivoluzione antropologica; Autore: Oscar Sanguinetti; Articolo tratto dalla rivista Cristianità, organo ufficiale di Alleanza Cattolica

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