Papa
Francesco ha voluto portare, a febbraio, per otto giorni, le reliquie di San
Pio e San Leopoldo Mandic, nella Basilica di San Pietro, come esempio, di
riconciliazione misericordiosa, per i Missionari della Misericordia. I due
santi, infatti, hanno dedicato la loro vita a confessare i penitenti.
I Missionari della Misericordia, su
mandato del papa, porteranno, per tutto l'Anno Santo, il sacramento della
penitenza ovunque.
Saranno un segno della sollecitudine
materna della Chiesa per il Popolo di Dio. Saranno sacerdoti a cui il Santo
Padre darà l'autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede
Apostolica, perché sia resa evidente l'ampiezza del loro mandato. Saranno,
soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del
suo perdono. Saranno dei Missionari della Misericordia perché si faranno
artefici presso tutti, di un incontro carico di umanità, e sorgente di
liberazione.
Leopoldo nacque a Castelnuovo di
Cattaro il 12 maggio 1866 all'epoca nella provincia di Dalmazia, penultimo di
16 figli da famiglia croata. Qui operavano i frati francescani cappuccini della
provincia Veneta (vi si trovavano fin dal 1688, epoca del dominio della
Repubblica di Venezia).
Frequentando l'ambiente dei frati,
nel doposcuola, Bogdan (Leopoldo) manifestò il desiderio di entrare nell'Ordine
dei cappuccini. Per il discernimento della vocazione religiosa, fu accolto nel
seminario di Udine e poi, diciottenne, nel noviziato di Bassano del Grappa
(Vicenza), dove vestì l'abito francescano, ricevendo il nuovo nome di "fra
Leopoldo" e impegnandosi a vivere la regola e lo spirito di san Francesco
d'Assisi.
Dal 1885 al 1890 completò gli studi
filosofici e teologici. Il 20 settembre 1890, nella basilica della Madonna
della Salute a Venezia, fu ordinato sacerdote per mano del cardinale Agostini.
Sin dal 1887, si era sentito
chiamato a promuovere l'unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa
cattolica. Studiò diverse lingue slave con la speranza di tornare come
missionario nelle sue terre. Fece domanda di partire per le missioni d'Oriente,
ma la salute cagionevole sconsigliò i superiori dall'accettare la richiesta.
I primi anni passarono nel silenzio
e nel nascondimento del convento di Venezia. Nel settembre del 1897, ricevette
l'incarico di presiedere il piccolo convento cappuccino di Zara in Dalmazia, ma
già nell'agosto del 1900 fu chiamato a Bassano del Grappa come confessore.
Successivamente fu vicario del
convento di Capodistria, dove si rivelò subito consigliere spirituale apprezzato
e ricercato. Ma dopo un anno lo richiamarono al santuario della Madonna dell'Olmo
di Thiene, dove restò fino al 1909 come confessore.
Nel 1909 fu mandato a Padova nel
convento di piazzale Santa Croce. Nell'agosto del 1910, fu nominato direttore
degli studenti, cioè dei giovani frati cappuccini.
Qui a Padova divenne insegnante di
Patrologia e si distinse per benevolenza. Anche per questo, probabilmente, nel
1914 padre Leopoldo fu improvvisamente sollevato dall'insegnamento. E fu un
nuovo motivo di sofferenza.
Così, a partire dall'anno del 1914,
a quarantott'anni di età, a padre Leopoldo viene chiesto l'impegno esclusivo
nel ministero della confessione. Le sue doti di consigliere spirituali erano
note da tempo, tanto che, nel giro di qualche anno, divenne confessore
ricercato da persone di ogni estrazione sociale, che per incontrarlo arrivavano
anche da fuori città.
Padre
Leopoldo, intanto, volle mantenere i documenti di residenza della sua
cittadinanza austriaca. E, nel 1917 con la rotta di caporetto, come altri
stranieri venne mandato al confino. A fine settembre del 1917 raggiunse il
convento dei Cappuccini di Tora (Caserta), dove iniziò a scontare il
provvedimento di confino politico. L'anno successivo passò al convento di Nola
(Napoli) e poi di Arezzo (Caserta). Al termine della Prima Guerra Mondiale fece
ritorno a Padova.
Il 27 maggio 1919 giunse al convento
dei Cappuccini di Santa Croce di Padova, dove riprese il proprio posto nel
confessionale. La sua popolarità aumentò a dispetto del carattere schivo. Gli
Annali della Provincia Veneta dei Cappuccini riportano: "Nella confessione
esercita un fascino straordinario per la grande cultura, per il fine intuito e
specialmente per la santità della sua vita. A lui affluiscono non solo
popolani, ma specialmente persone intellettuali e aristocratiche, a lui
professori e studenti dell'Università e il clero secolare e regolare".
Nell'ottobre del 1923 i superiori
religiosi lo trasferiscono a Fiume, ma il vescovo lo fa ritornare subito
indietro, a Padova, da dove non si allontanerà mai più. Qui, spenderà ogni
momento del suo ministero sacerdotale nell'ascolto sacramentale delle
confessioni e nella direzione spirituale.
Domenica 22 settembre 1940 si
festeggiarono le nozze d'oro sacerdotali, cioè il 50° anniversario
dell'ordinazione presbiterale. Le spontanee manifestazioni di simpatia furono
grandiose e misero in evidenza quanto vasta e profonda fosse l'opera di bene da
lui svolta.
Negli ultimi mesi del 1940 fu
ricoverato in ospedale dove scoprì di avere un tumore all'esofago. Ma tornato
in convento continuò a confessare. All'alba del 30 luglio, nel prepararsi alla
santa messa, svenne. Riportato a letto, ricevette il sacramento dell'unzione
degli infermi. Pochi minuti dopo, mentre recitava le ultime parole della
preghiera Salve Regina, tendendo le mani verso l'alto, spirò. La notizia della
sua morte si propagò velocemente in tutta Padova. Una folla ininterrotta passò
al convento dei Cappuccini per rendere omaggio alla salma del confessore. Venne
sepolto nel Cimitero Maggiore di Padova, ma nel 1963 il corpo venne traslato in
una cappella presso la chiesa dei Cappuccini di Padova.
San Leopoldo aspirava a essere
missionario in Oriente, per riavvicinare alla Chiesa cattolica i fratelli
ortodossi. Ma P. Leopoldo spese quasi metà della sua vita nel convento dei
Cappuccini di Padova, rinchiuso nella sua cella-confessionale di due metri per
tre, dedicando ogni energia all'accoglienza e nella celebrazione del sacramento
della confessione. Approfondì lo studio dei testi biblici e patristici. Si
distinse pure per la vita di preghiera, con l'intensa devozione alla Vergine
Maria. Diceva ai penitenti:
<<metta tutto sulle mie spalle, ci penso io>>, e si addossava
preghiere, veglie notturne, digiuni e privazioni volontarie.
FONTI:
Wikipedia - Misericordiae Vultus. Bolla di indizione del giubileo straordinario
della misericordia; Vatican. va
Nessun commento:
Posta un commento