La vera
storia di Gesù. I tempi di Gesù. Parte 15
E ora, al tempo di Gesù, i farisei
si considerano continuatori degli hassidim anche se non combattono, lasciando
agli zeloti, qua e là, il compito dei colpi di mano.
C'è speranza, c'è speranza, finché
qualcuno a battersi contro il dominatore. Speranza e sogni, nella piccola
gente, si materializzano in un'idea e in una parola: il re. Un re, per loro,
non è un sovrano con dei sudditi, è un vendicatore di tutti, nato nel seno di
Israele e custode di tutte le sue libertà nel nome di Dio.
E dagli abissi del tempo e dei
ricordi, quella sera, allorché Gesù compare sull'asino davanti e Gerusalemme,
ecco tornare la magica parola (<<Il nostro re!>>) sulle labbra
della piccola gente, mentre egli sale lentamente con la piccola comitiva dei
seguaci, verso il luogo più alto di Gerusalemme e di tutta la Terra, il Tempio.
Il Tempio. Pompeo non aveva capito
nulla, moltissimi continuano a non capire. Il Tempio di Gerusalemme, per gli ebrei,
non è uno dei tanti luoghi di culto, non è neppure il primo di essi: è l'unico.
Le sinagoghe sparse in Israele e nell'Impero sono luoghi di riunione, di
istruzione religiosa e di preghiera. Ma per offrire sacrifici a Dio, per stare
al suo cospetto, ogni ebreo non ha che un luogo al mondo: quella città,
Gerusalemme; quell'altura, il colle Moriah; quell'edificio, il Tempio. Se
paragoniamo la fede ebraica alla corrente elettrica, possiamo dire che
Gerusalemme ne è la grande centrale, e il Tempio l'unica dinamo.
Quello del tempo di Gesù, come
sappiamo, è stato innalzato da Erode il Grande: per ambizione, non certo per
fede. Nel gigantesco cantiere, per anni e anni , si videro lavorare ogni giorno
diecimila operai (fino a diciottomila, in alcuni periodi) e tutto era regolato
in modo da non interrompere mai il culto divino, neppure per un giorno. Il
Tempio è costituito, dapprima, da una grande spianata rettangolare cinta da
colonnati (il lato maggiore è di duecentoventicinque metri) che costituisce
l'atrio dei gentili, o dei pagani, perché possono entrarvi anche i non ebrei.
Qui regna la più viva animazione orientale: cambiavalute, venditori di aromi e
di medicinali, greggi di animali, gente che parla e discute da ogni parte,
dotte dispute di scribi, circondati da curiosi, a commento della legge.
Dentro questa cinta si innalza poi
il santuario vero e proprio, al quale si entra per tredici porte dopo aver
salito quindici gradini. Ma l'ingresso è rigorosamente vietato ai pagani e
severe iscrizioni rammentano che c'è la pena di morta per chi violasse il
divieto. Dopo l'ingresso ci si trova in un altro cortile rettangolare, lungo
una sessantina di metri: è quello delle donne, che possono arrivare solo fin
qui e non oltre. Altri quindici gradini e si arriva all'atrio degli israeliti,
riservato ai soli uomini e chiusa da una porta di bronzo così pesante che
occorrono venti uomini per aprirla. Tre
gradini più in alto si apre la cinta dei sacerdoti, nella quale c'è il grande
altare dei sacrifici: un quadrato di quattordici metri di lato e alto quattro,
con un complesso sistema di piccoli canali per il sangue degli animali sacrificati.
Solo i sacerdoti possono ora salire
gli altri dodici gradini che portano al Santo, lunga galleria foderata di legni
rari, con l'altare dei profumi, sul quale due volte al giorno si depone
solennemente l'incenso, e con il grande candelabro d'oro a sette braccia.
Questo è già luogo di solitudine e di silenzio; ma al di là ancora, ecco il
<<Debir>>, il Santo dei Santi, dove non c'è nulla. Nulla, tranne
una pietra, alla quale può avvicinarsi solo il Sommo Sacerdote, una vita
all'anno, per deporvi l'incenso, senza dire una parola. E' di qui, da questo
altare che nessun fedele potrà mai vedere, che si sprigiona la misteriosa
energia spirituale destinata a raggiungere ogni fedele ebreo, dovunque egli sia
...
FONTE:
Titolo: La vera storia di Gesù; Editore: San Paolo; a cura di Gianfranco Ravasi
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