martedì 19 aprile 2016

LEVITICO



              E' stata l'antica traduzione greca della Bibbia ad attribuire al terzo libro dell'Antico Testamento il titolo Levitico, cioè di <<libro dei leviti o sacerdoti>>. E non solo perché elaborato dalla tradizione sacerdotale, ma anche perché i contenuti riguardano spesso la legislazione liturgica e sacrale del popolo ebraico. 

            Abbiamo usato l'aggettivo <<sacrale>>, che in ebraico rimanda a un termine che significa <<sacro, santo>>: <<Siate santi/sacri, perché io, il Signore, sono santo>>, ripete un ritornello del Levitico. Noi siamo soliti distinguere tra la <<santità>>, che è una virtù morale e nasce dalla coscienza, e la <<sacralità>> che è l'area in cui si compiono i riti e che ha nel tempio il suo segno più alto. 

            Il Levitico si interessa delle norme che rendono possibile l'accesso del fedele al culto. Sono norme sacrificali, rituali, sociali che permettono di celebrare nella liturgia e nelle vita quotidiana l'incontro col Dio santo e puro, separato dalle creature, limitate e imperfette (non per nulla l'ebraico qadosh, <<sacro, santo>>, significa letteralmente <<separato>>). Il libro, che ha come sfondo ideale il Sinai e la rivelazione di Dio a Mosè, contiene quattro grandi complessi di leggi: i rituali per i sacrifici (capp. 1-7), la consacrazione sacerdotale (8-10), la legge di <<purità>>, che delinea le norme di purificazione rituale soprattutto per la sfera sessuale e le malattie (11-16), e la legge di <<santità>> che regola la vita sociale, liturgica e annuale del popolo secondo le tradizioni sacre (17-26). L'appello alla purità e santità esteriore e la complessità delle regole vogliono, però, esaltare oltre il mistero divino anche la totalità della donazione dell'uomo a Dio. Tutta l'esistenza del fedele viene, infatti, coinvolta nell'adesione al Signore.

FONTE: Titolo: Nuova guida alla Bibbia; Autore: Gianfranco Ravasi; Editore: San Paolo

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