Care amiche, cari amici
È importante tornare
spesso sulle pubbliche piazze per manifestare il proprio amore alla famiglia,
al diritto alla vita e alla libertà della società dalle diverse forme di
oppressione dello Stato.
È
importante perché in piazza si incontra il paese reale e lo si può accostare
senza i filtri dei media, dei partiti politici, ma direttamente, faccia a
faccia, una persona per volta.
Non
è facile perché il Paese viene attraversato da una pressione mediatica che
passa soprattutto attraverso la televisione, che trasmette una serie
ininterrotta di luoghi comuni che poi noi ritroviamo nelle persone che
incontriamo nelle piazze.
Infatti,
se è bello ritrovare ad ogni veglia delle Sentinelle in Piedi le
migliaia di persone che ormai stanno diventando "gli eroi della
famiglia", molto più importante è la testimonianza che questi eroi danno a
chi li incontra per la prima volta e li vede in silenzio, ordinati, mentre
leggono un libro e non si curano delle offese che quasi sempre vengono lanciate
contro di loro.
Questa
è la vera missione della piazza: offrire una testimonianza pubblica di
serenità, di pace e di verità per il progetto d'amore previsto da Dio
attraverso l'incontro di un uomo e di una donna.
Questa testimonianza sarà enorme sabato prossimo a Roma, in occasione del Family
day, così come avvenne nel 2007 e il 20 giugno dello scorso anno, ma è altrettanto importante in ogni singola
veglia. Così come è importante il modo di porgere un volantino a chi passa
durante una veglia, o chiede informazioni, o anche apre una conversazione.
Bisogna rispondere con gentilezza, senza mai alzare i toni, con simpatia verso
chi parla anche se spesso dice cose non condivisibili e a volta aberranti.
Spesso, le persone che incontriamo in piazza non hanno altra
possibilità di ascoltare qualcuno che dica loro la verità sul matrimonio e la
famiglia e su tante altre cose. Quindi questa presenza è insostituibile e ha il
grande vantaggio di essere diretta, personale e così di aprire diverse
possibilità di costituire relazioni, gruppi, realtà che durino nel tempo.
Questa è la battaglia dell'epoca postmoderna, quella successiva
all'epoca delle ideologie. Ogni epoca ha bisogno di uno stile particolare e
questo è lo stile del nostro tempo. Uno stile che privilegia sempre il rapporto
personale, la creazione di un rapporto di simpatia e di amicizia al posto della
polemica, che sa ascoltare prima di intervenire e che quando interviene si
preoccupa di non ferire e di non infierire. Ci sono i luoghi dove la polemica è
ancora all'ordine del giorno e sono le trasmissioni televisive, dove è
difficile ascoltare un ragionamento e i presenti si parlano, gridando, uno
sull'altro. In piazza dobbiamo stare con un altro stile. È come se, nel 1989,
fosse finita la guerra di trincea e i soldati dei diversi fronti ne fossero
usciti, cominciando a parlare fra loro. Molte delle persone che incontriamo,
anche quando dicono cose assurde e anche se le dicono in tono aggressivo e
inaccettabile, spesso nascondono soltanto una profonda tristezza o una latente
disperazione.
Continuiamo quindi con convinzione e cerchiamo di contribuire sempre
meglio alle varie possibilità di presenza pubblica. Da tante piccole iniziative
nascono le grandi manifestazioni come quella di sabato prossimo a Roma, il Family day del 30 gennaio. Ma soprattutto queste piccole iniziative sono occasioni di
apostolato irripetibili. Non lasciamole sfuggire.
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