giovedì 26 maggio 2016

SAN FILIPPO NERI



           San Filippo Neri, il santo che ha inventato l'oratorio (da orante), portava le persone nel suo oratorio per leggere i libri e  farsi così una cultura (cristiana cattolica), per combattere così l'ignoranza che oggi, riguardo a questi argomenti, impera.

            Filippo Neri,  detto l'apostolo di Roma, giganteggia tra i santi che  fiorirono in Roma nel sec. XVI.  nato a Firenze nel 1515,  venne nella città eterna a 19 anni,  dopo aver rinunciato a una seducente prospettiva di ricchezza,  presso Cassino e a Roma vi rimase fino alla morte.  Laico fino a 36 anni,  è partecipe e animatore di tutte le iniziative laicali di apostolato,  mentre si guadagna  la vita insegnando privatamente e insieme frequentando l'università per completare la sua formazione umanistica ed apostolica.  Amante della natura,  come San Francesco di Assisi,  sempre lieto, d'una Letizia sana e santa, che comunicava,  quasi senza volerlo,  a chiunque lo avvicinasse,  nemico delle pose e delle ostentazioni,  faceto e quasi burlone,  arrivava dovunque si potesse fare del bene.  Amava i fanciulli,  e li voleva buoni e allegri;  li educava a vita cristiana gioiosamente  trasfondendo in loro la sua grande devozione alla Madonna.  Con i suoi, fondò per loro in Roma,  la prima scuola organizzata e un collegio per i più capaci,  ma poveri.  Sapeva compatirli:<< state fermi, se potete>>  e incoraggiarli, facendosi << coi fanciulli,  fanciullo sapientemente>>.

            Visita e assisteva i malati negli ospedali e fondò per primo convalescenziario.  Per i pellegrini << romei>>  formò un'apposita confraternita e costruì  una grande casa per loro,  dedicata alla Santissima Trinità.  Ebbe pietà per i malati di mente,  fino allora abbandonati per le vie,  fondando l'Istituto di Santa Maria della Pietà, primo del genere,  divenuto poi il grande ospedale psichiatrico provinciale di Roma.  Vedeva con simpatia gli stranieri e si prodigava per far sorgere in Roma le loro comunità nazionali.  Aiutava i religiosi per i quali era un felice << pescatore>>  di vocazioni. Sapeva distogliere la gioventù dalle carnevalate sfrenate,  con geniali forme  di sena la ricreazione,  come la famosa visita alle Sette Chiese.  Avevo un'abilità speciale per indurre  gli artisti a mettere il loro genio al servizio di Dio:  fu così che nacquero gli Oratori in musica,  gli Annali Ecclesiastici e l'interesse per l'archeologia sacra.  Pensò  agli  innumerevoli e  oziosi cortigiani istituendo lietti trattenimenti spirituali pomeridiani,  detti gli Esercizi dell'Oratorio.  L'ardente desiderio di riconciliare anime a Cristo,  lo rendeva instancabile nel trascorrere molte ore in confessionale è sempre pronto a facilitare quella confessione frequente che inculcava ai suoi figli spirituali come mezzo di perfezione.

            Celebrava ogni giorno la Santa Messa con tale ardore di spirito che,  non di rado, i presenti ne vedevano  anche esternamente,  manifestazioni mirabili.  Di tutti era amico,  popolani e principi, , laici e cardinali,  buoni e cattivi,  tutti riusciva a rendere migliori.  I santi che vivevano a Roma in quel secolo, lo veneravano come padre,  gli stessi Papi gli baciavano la mano  e gli offrivano le più alte dignità,  che egli, scherzosamente,  ma risolutamente sempre rifiutava.  Numerosi miracoli attribuiti alle sue preghiere,  ancora vivente e dopo la morte,  in vantaggio di ogni sorta di persone.  Per assicurare la durata dell'opera sua,  la Congregazione dell'Oratorio,  tuttora operante in Italia e fuori:  primo esempio di vita comune del clero secolare.  Il segreto di  tale  prodigiosa   attività,  è svelato dalle catacombe di San Sebastiano, che egli frequentava fin da giovane,  per attingere da quei morti la regola del retto vivere.  E là,  che nei giorni precedenti la Pentecoste del 1544,  ebbe dallo Spirito Santo la prova sensibile che l'ardore della carità di Dio era con Lui: vide un globo di fuoco,  che gli penetrò nel cuore dilatandogli il petto;  fu un santo veramente <<pentecostale>>. Morì serenamente,  in atto di implorare la benedizione di Dio sui discepoli e continuatori  dell'opera sua,  all'alba del 26 maggio 1595.

FONTE: Congregazione dell'Oratorio san Filippo Neri - Comunità della Garbatella

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