giovedì 12 maggio 2016

FESTA DI SAN LEOPOLDO MANDIC



              Papa Francesco ha voluto portare, a febbraio, per otto giorni, le reliquie di San Pio e San Leopoldo Mandic, nella Basilica di San Pietro, come esempio, di riconciliazione misericordiosa, per i Missionari della Misericordia. I due santi, infatti, hanno dedicato la loro vita a confessare i penitenti.

            I Missionari della Misericordia, su mandato del papa, porteranno, per tutto l'Anno Santo, il sacramento della penitenza ovunque.

            Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio. Saranno sacerdoti a cui il Santo Padre darà l'autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l'ampiezza del loro mandato. Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono. Saranno dei Missionari della Misericordia perché si faranno artefici presso tutti, di un incontro carico di umanità, e sorgente di liberazione.

            Leopoldo nacque a Castelnuovo di Cattaro il 12 maggio 1866 all'epoca nella provincia di Dalmazia, penultimo di 16 figli da famiglia croata. Qui operavano i frati francescani cappuccini della provincia Veneta (vi si trovavano fin dal 1688, epoca del dominio della Repubblica di Venezia).

            Frequentando l'ambiente dei frati, nel doposcuola, Bogdan (Leopoldo) manifestò il desiderio di entrare nell'Ordine dei cappuccini. Per il discernimento della vocazione religiosa, fu accolto nel seminario di Udine e poi, diciottenne, nel noviziato di Bassano del Grappa (Vicenza), dove vestì l'abito francescano, ricevendo il nuovo nome di "fra Leopoldo" e impegnandosi a vivere la regola e lo spirito di san Francesco d'Assisi.

            Dal 1885 al 1890 completò gli studi filosofici e teologici. Il 20 settembre 1890, nella basilica della Madonna della Salute a Venezia, fu ordinato sacerdote per mano del cardinale Agostini.

            Sin dal 1887, si era sentito chiamato a promuovere l'unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa cattolica. Studiò diverse lingue slave con la speranza di tornare come missionario nelle sue terre. Fece domanda di partire per le missioni d'Oriente, ma la salute cagionevole sconsigliò i superiori dall'accettare la richiesta.

            I primi anni passarono nel silenzio e nel nascondimento del convento di Venezia. Nel settembre del 1897, ricevette l'incarico di presiedere il piccolo convento cappuccino di Zara in Dalmazia, ma già nell'agosto del 1900 fu chiamato a Bassano del Grappa come confessore.

            Successivamente fu vicario del convento di Capodistria, dove si rivelò subito consigliere spirituale apprezzato e ricercato. Ma dopo un anno lo richiamarono al santuario della Madonna dell'Olmo di Thiene, dove restò fino al 1909 come confessore.

            Nel 1909 fu mandato a Padova nel convento di piazzale Santa Croce. Nell'agosto del 1910, fu nominato direttore degli studenti, cioè dei giovani frati cappuccini.

            Qui a Padova divenne insegnante di Patrologia e si distinse per benevolenza. Anche per questo, probabilmente, nel 1914 padre Leopoldo fu improvvisamente sollevato dall'insegnamento. E fu un nuovo motivo di sofferenza. 

            Così, a partire dall'anno del 1914, a quarantott'anni di età, a padre Leopoldo viene chiesto l'impegno esclusivo nel ministero della confessione. Le sue doti di consigliere spirituali erano note da tempo, tanto che, nel giro di qualche anno, divenne confessore ricercato da persone di ogni estrazione sociale, che per incontrarlo arrivavano anche da fuori città.

Padre Leopoldo, intanto, volle mantenere i documenti di residenza della sua cittadinanza austriaca. E, nel 1917 con la rotta di caporetto, come altri stranieri venne mandato al confino. A fine settembre del 1917 raggiunse il convento dei Cappuccini di Tora (Caserta), dove iniziò a scontare il provvedimento di confino politico. L'anno successivo passò al convento di Nola (Napoli) e poi di Arezzo (Caserta). Al termine della Prima Guerra Mondiale fece ritorno a Padova.

            Il 27 maggio 1919 giunse al convento dei Cappuccini di Santa Croce di Padova, dove riprese il proprio posto nel confessionale. La sua popolarità aumentò a dispetto del carattere schivo. Gli Annali della Provincia Veneta dei Cappuccini riportano: "Nella confessione esercita un fascino straordinario per la grande cultura, per il fine intuito e specialmente per la santità della sua vita. A lui affluiscono non solo popolani, ma specialmente persone intellettuali e aristocratiche, a lui professori e studenti dell'Università e il clero secolare e regolare".

            Nell'ottobre del 1923 i superiori religiosi lo trasferiscono a Fiume, ma il vescovo lo fa ritornare subito indietro, a Padova, da dove non si allontanerà mai più. Qui, spenderà ogni momento del suo ministero sacerdotale nell'ascolto sacramentale delle confessioni e nella direzione spirituale.

            Domenica 22 settembre 1940 si festeggiarono le nozze d'oro sacerdotali, cioè il 50° anniversario dell'ordinazione presbiterale. Le spontanee manifestazioni di simpatia furono grandiose e misero in evidenza quanto vasta e profonda fosse l'opera di bene da lui svolta.

            Negli ultimi mesi del 1940 fu ricoverato in ospedale dove scoprì di avere un tumore all'esofago. Ma tornato in convento continuò a confessare. All'alba del 30 luglio, nel prepararsi alla santa messa, svenne. Riportato a letto, ricevette il sacramento dell'unzione degli infermi. Pochi minuti dopo, mentre recitava le ultime parole della preghiera Salve Regina, tendendo le mani verso l'alto, spirò. La notizia della sua morte si propagò velocemente in tutta Padova. Una folla ininterrotta passò al convento dei Cappuccini per rendere omaggio alla salma del confessore. Venne sepolto nel Cimitero Maggiore di Padova, ma nel 1963 il corpo venne traslato in una cappella presso la chiesa dei Cappuccini di Padova.

            San Leopoldo aspirava a essere missionario in Oriente, per riavvicinare alla Chiesa cattolica i fratelli ortodossi. Ma P. Leopoldo spese quasi metà della sua vita nel convento dei Cappuccini di Padova, rinchiuso nella sua cella-confessionale di due metri per tre, dedicando ogni energia all'accoglienza e nella celebrazione del sacramento della confessione. Approfondì lo studio dei testi biblici e patristici. Si distinse pure per la vita di preghiera, con l'intensa devozione alla Vergine Maria. Diceva ai penitenti: <<metta tutto sulle mie spalle, ci penso io>>, e si addossava preghiere, veglie notturne, digiuni e privazioni volontarie.

FONTI: Wikipedia - Misericordiae Vultus. Bolla di indizione del giubileo straordinario della misericordia; Vatican.va

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari