giovedì 17 settembre 2015

DOVE E COME E' STATA CONSERVATA LA SINDONE



La Sindone in pillole. Parte 10     

            Antiche notizie indicavano in una grotta presso la foce del Giordano il luogo dove inizialmente furono conservati i panni funerari del Signore. A Edessa l'Achiropita rimase a lungo nascosta in una nicchia delle mura, poi fu sistemata come Mandilion, tre volte piegata su se stessa e coperta da un ornamento dorato: attraverso un foro centrale si poteva vedere solo il misterioso volto.

            A Costantinopoli gli Imperatori conservarono la Sindone in S. Maria del faro, chiesa del palazzo imperiale, per esporla in Santa Sofia; ma durante la villeggiatura potevano tenerla in Kora fuori città e nei pericoli di guerra in Santa Maria della fortezza di Blacherne. Un documento del 1205 dice che dopo il saccheggio  fu portata ad Atene. 

            Una fra le possibili vie verso la Francia suppone una breve permanenza nella Cattedrale di Besançon ed un'altra il passaggio in proprietà dei Templari, forse prima a Teplecombe, dove si trovò un dipinto, poi in Normandia.

            A Lirey sembra fosse contenuta in una specie di forziere, rimasto poi nel castello di Umberto de la Roche; infatti la vedova Margherita di Charny la portò via in una cassetta più leggera, trasportata da un mulo.

            Questa fu abbandonata nel 1509, quando Margherita d'Austria, Duchessa di Savoia e Governatrice delle Fiandre, donò un cofanetto d'argento, opera di orafi olandesi.

            In esso la Sindone era piegata in 48 doppi quando fu portata nella Sainte-Chapelle del Castello di Chambery, dopo una lunga permanenza nella chiesa dei Francescani.

            Nel 1532 l'incendio distrusse in parte il prezioso reliquiario che fu sostituito con uno di legno intarsiato di madreperla. In esso il Sacro Lenzuolo passò più volte le Alpi per essere portato a Vercelli ed a Nizza Marittima, infine definitivamente a Torino, dove fu conservato in Santa Maria del Presepe, oggi Oratorio dell'Addolorata che fa da atrio alla Chiesa di San Lorenzo.

            Non si sa quando fu deciso di non piegare più la Sacra Tela ma di arrotolarla su di un cilindro di legno, come avviene ancora oggi: da quel momento fu abbandonato il cofanetto con madreperla, ora nel Museo della Sindone, e fu sostituito con il reliquario attuale, rivestito di argento sbalzato con figure relative alla Passione.

            Su un lato vediamo: i dadi usati dai soldati per giocarsi la tunica, una mano che vibra una schiaffo a Cristo, la lancia e la canna con la spugna per l'aceto, il calice e la croce, la corona di spine con i tre chiodi, il martello per piantarli e le tenaglie per estrarli, la bocca ed il catino usati da Pilato per lavarsi le mani; sui due lati minori, quasi nascoste dal nastro rosso, sembra vi siano delle Veroniche col volto di Cristo; sull'altro lato lungo troviamo ancora il calice e la croce, di nuovo i chiodi ma senza spine, poi il gallo che cantò alle negazioni di Pietro, il "titulus" INRI, una scala con i vasi per gli aromi, la tunica inconsutile di Gesù, infine la colonna con le fruste della flagellazione.

            Dal 1694 questo reliquario è stato sistemato nella celletta superiore dell'altare bifronte del Bertola, all'interno della Cappella del Guarini. Le grate di ferro dorato che o proteggevano dovevano essere aperte con tre chiavi: una del Principe, una del Canonico ed una del Vescovo di Torino in rappresentanza dei fedeli.

            Da Torino la Sacra Tela fu allontanata due volte per pericoli di guerra: durante l'assedio del 1706 fu portata a Genova e nell'ultimo conflitto mondiale venne nascosta in gran segreto a Montevergine presso Avellino.

            Dal 1993, per consentire urgenti lavori di restauro alla Cupola Guariniana, la Sindone, nel suo reliquiario, fu sistemata in una teca di cristalli blindati nel piccolo coro dei Canonici dietro l'altare maggiore del Duomo di Torino.

FONTE: Autore: Prof. Giorgio Tessiore; Titolo: La Santa Sindone e il suo mistero; Edizioni Arti Grafiche San Rocco.

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