Care amiche,
cari amici
Il discorso del Santo Padre Francesco
ai cristiani del Medio Oriente, verso la fine dell'anno scorso, ci permette di
fare una riflessione sul tema dei cristiani perseguitati oggi e di indirizzare
le nostre preghiere a loro.
Nel suo
discorso il Papa ha toccato diversi temi che meritano di essere approfonditi.
Anzitutto ha ricordato che i
cristiani risiedono in Medio Oriente dal tempo apostolico, cioè dall'inizio
della storia della Chiesa, quando appunto gli Apostoli scelti da Gesù,
obbedendo al suo invito missionario, andarono ovunque nel mondo a fondare nuove
Chiese. La cosa più importante, ha detto loro il Papa, consiste proprio nella
loro presenza, che testimonia pubblicamente la presenza di Cristo, più che
nelle opere che riescono a realizzare.
Così il Pontefice ha indicato la via
corretta per le missioni, cioè che bisogna anzitutto portare Cristo a chi non
lo conosce, mostrando la fede cristiana e la sua bellezza. Ecco perché ha detto
loro che non esiste alternativa al dialogo, cioè all'instaurare rapporti con
chi professa la religione islamica per costruire il bene comune nella terra in
cui convivono le diverse religioni. Attraverso questo dialogo, si mostrerà al
musulmano come i cristiani siano fortemente legati all'identità della religione
che professano, ma nello stesso tempo sono molto disponibili a convivere con
gli altri, rispettando le loro persone e desiderando sinceramente costruire
qualcosa insieme. Questa, ha detto papa Bergoglio, è la strada per superare il
fondamentalismo, una tentazione per ogni religione, ma che oggi sembra essere
un problema che riguarda soprattutto il mondo islamico.
Se il fondamentalismo, con la sua
mentalità che non considera l'esistenza di aspetti buoni nella Creazione e
dunque nella natura, che il peccato non ha alterato completamente, deve essere
superato e condannato, non bisogna peraltro cadere nel sincretismo o nel
relativismo. Anche su questi aspetti, il Pontefice è stato molto fermo e ha
ricordato come soltanto un dialogo che cerchi la verità merita di essere
praticato.
Quando uccidono
un cristiano non gli chiedono a quale Chiesa appartenga
Il Papa ha parlato anche di dialogo
con le comunità ortodosse, parlando di "ecumenismo del sangue" che
unisce cattolici e ortodossi e che fa ben sperare per l'affrettarsi della
riconciliazione definitiva. Una unità che non nasce a tavolino, ma dalla comune
sofferenza di fronte alla violenza dei terroristi dell'Isis, una realtà
che non si poteva immaginare potesse arrivare ad avere una consistenza così
significativa.
Il diritto alla
libertà religiosa
Mi sembra molto importante questa
attenzione del Pontefice ai cristiani perseguitati, ma anche alla persecuzione
subita da altre comunità religiose, in particolare dagli yazidi, una
comunità religiosa molto antica che i musulmani dell'Isis perseguitano
con particolare violenza, offrendo loro come alternativa alla morte soltanto la
conversione. La particolare attenzione che i cattolici hanno nei confronti
della libertà religiosa come diritto fondamentale della persona e delle
comunità di scegliere liberamente la religione da professare, senza
intimidazioni da parte di nessuno, ci aiuta a capire come la Chiesa abbia ben
compreso con largo anticipo questo aspetto fondamentale delle relazioni
internazionali. E, conseguentemente, abbia capito l'uso vergognoso della
religione da parte di quelle realtà fondamentaliste, come l'Isis, che
appunto negano questa libertà fondamentale, così come aveva denunciato con
grande puntualità papa Benedetto XVI nel corso del suo pontificato.
La riflessione del Papa deve essere
ripresa. Come? Ognuno faccia la sua parte. Ma tutti possiamo dire una preghiera
e fare celebrare una Messa per i cristiani perseguitati. E tutti possiamo
chiedere ai parroci di organizzare degli eventi per ricordarli, ai responsabili
dei centri culturali di organizzare delle conferenze, agli uomini politici di
usare la loro influenza, se ne hanno.
FONTE : Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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