I diversi
libri biblici, scritti in un arco di tempo che copre oltre mille anni, sono
giunti fino a noi grazie alla paziente e molteplice opera di ricopiatura degli
scritti antichi e medioevali.
I manoscritti ebraici più antichi, che conosciamo
e che contengono parti dell'Antico Testamento, sono quelli ritrovati a Qumran,
sulle rive del Mar Morto, e datati nel periodo compreso tra il II sec. a.C. e
il I sec. d.C. . Tra questi il più completo è il rotolo del profeta Isaia. Per
il Nuovo Testamento i manoscritti più antichi sono frammenti di papiro,
databili agli inizi del II sec. d.C. .
Molto importanti per lo studio sono
anche i manoscritti contenenti le antiche traduzioni della Bibbia, a cominciare
da quella greca, detta Settanta, effettuata tra il III e il II sec. a.C. . C'è
poi la versione latina, opera di san Girolamo, detta Volgata, rimasta in uso
come edizione ufficiale del testo biblico nella Chiesa cattolica latina fino al
Concilio Vaticano II.
Il testo biblico non è riprodotto in
maniera uniforme, ma ogni manoscritto contiene differenze rispetto a un altro.
Queste differenze sono dovute proprio all'opera di copiatura, che, se da una
parte ci ha permesso di conservare questi testi antichi, dall'altra ha
comportato spesso errori o omissioni.
FONTE: Titolo:
Nuova guida alla Bibbia; Autore: Gianfranco Ravasi; Editore: San Paolo
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