Care amiche,
cari amici,
è dunque passata una generazione: 25
anni fa infatti cadeva il Muro di Berlino e la data è di quelle epocali, che,
tanto più si ripetono tanto più vanno spiegate, perché i giovani ne comprendano
il significato.
Oggi, chi ha meno di 40 anni stenta
a rendersi veramente conto di vivere in un "altro" mondo rispetto a
quello delle ideologie, basato sulla contrapposizione fra il mondo comunista
dominato dall'Unione sovietica e quello occidentale, guidato dagli Stati Uniti
e che il Muro simboleggiava dividendo in due la capitale tedesca fra quella
appartenente alla zona d'influenza rossa e l'altra, libera, dove tutti volevano
scappare. Proprio perché questo non avvenisse più, nel 1961 era stato costruito
il Muro dalle autorità comuniste.
Che questo Muro non ci sia più è
certamente un bene per l'umanità. La caduta del comunismo ha restituito la
libertà a decine di milioni di persone e ha ripagato i sacrifici di tanti
martiri ed eroi che hanno sacrificato la loro vita perché questo avvenisse.
La Chiesa cattolica ha compreso prima
e più di molti quello che stava accadendo e soprattutto come ci si debba
comportare per rendere migliore il mondo nel quale viviamo, dopo il Muro. Un
mondo, il nostro, che non conosce più la pretesa egemonica delle diverse
ideologie che si sono susseguite per governare il mondo occidentale dalla
Rivoluzione francese alla caduta del comunismo (1789-1989), ma non per questo è
diventato migliore. Dopo la modernità, dopo le ideologie, oggi sperimentiamo a
livello sociale quella depressione che sembra essere la malattia dominante
della nostra epoca, anche a livello individuale. Una depressione radicale e
vistosa, che attanaglia l'Occidente privo di ideali, dove non nascono più
bambini e molte centinaia di migliaia ne vengono uccisi ancora nel grembo
materno in nome della "cultura dello scarto" denunciata da papa
Francesco come caratteristica della nostra epoca, che uccide anche gli anziani
diventati meno capaci di produrre e per questo ritenuti inutili.
Già prima del 1989, a partire dal
pontificato di Pio XII, il Magistero aveva invitato i fedeli a rifare un mondo
diventato selvatico, a ricominciare dai preamboli della fede e dai Novissimi,
come aveva già spiegato papa Pacelli. Sarà soprattutto nei pontificati successivi
che il Magistero dedicherà sempre maggiore attenzione a quella nuova
evangelizzazione che poi diventerà l'aspetto centrale della seconda parte
del pontificato di san Giovanni Paolo II, appunto dopo il 1989.
Nuova non nella dottrina, che non
può cambiare, ma nelle modalità di trasmissione. L'uomo postmoderno, infatti, è
profondamente diverso nella cultura, negli interessi, nelle modalità di
comunicazione e nei tratti psicologici rispetto all'uomo dell'epoca ideologica.
Chi, per esempio, ha attraversato il passaggio dalla modernità alla
postmodernità dal posto di osservazione di una cattedra scolastica, può
testimoniare molto dettagliatamente questa mutazione avvenuta nei giovani che
di anno in anno si sono presentati nelle sue classi. Non si tratta di giovani
migliori o peggiori, ma certamente diversi.
È come se fosse finita una guerra e
i combattenti fossero usciti dalle trincee, ricominciando a parlarsi come da
tempo non accadeva. L'immagine ci aiuta a comprendere quanto è avvenuto dopo la
fine delle ideologie e dei rispettivi partiti di massa, dello scontro in nome
di ideali che oggi appaiono vecchi e appassiti.
Il compito principale
dell'evangelizzazione consiste nello riempire questi vuoti creatisi con la
caduta delle ideologie e occupati da una egemone "dittatura del
relativismo", come soprattutto papa Benedetto XVI ha ripetutamente
insegnato. Si tratta perciò di dare maggiore tempo e rilevanza alla parte
espositiva della dottrina cattolica, di introdurre sempre più una narrazione che
evidenzi le tappe della storia della salvezza mettendo in luce l'amore infinito
con cui il Signore ha accompagnato la storia degli uomini, permettendo loro di
superare gli ostacoli incontrati, anche attraverso il ruolo provvidenziale
svolto, nei tempi moderni, dalle apparizioni della Madre di Dio. Non bisogna
mai smettere di denunciare gli errori e di smascherare la malizia di chi si
oppone al progetto di Dio sugli uomini, ma si deve prendere atto di come gli
uomini oggi, in particolare i giovani, siano maggiormente sensibili alla via
della bellezza piuttosto che ai ragionamenti teorici e alla distinzione fra il
bene e il male. Si tratta anche, e forse soprattutto, di sottolineare come
certi aspetti della relazione fra gli uomini, come l'attenzione ai bisogni
delle persone, l'accoglienza fraterna, la capacità di ascoltare e di stare
vicini a coloro che soffrono, siano elementi particolarmente decisivi
nell'apostolato odierno, che sempre più gioca la sua battaglia per la salvezza
delle anime nel rapporto personale.
Cercando di prendere sul serio gli
insegnamenti del Magistero, in questo quarto di secolo che ci separa dalla
caduta del Muro, Alleanza Cattolica ha cercato di tradurre in pratica
questi suggerimenti e se Dio vorrà cercherà di continuare a farlo. A voi che seguite
questo sforzo, che ci aiutate con le vostre preghiere e con le offerte che ci
permettono di continuare, vanno il nostro ringraziamento e, soprattutto, le tre
sante messe che ogni mese vengono celebrate esclusivamente per voi. Grazie di
cuore.
EMMANUELE
FONTE: Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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