mercoledì 5 novembre 2014

LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI



            Ci sono casi in cui i divorziati possono fare la comunione, purché rispettino certe condizioni. Se non si astengono da relazioni sessuali, commettono adulterio. E la Chiesa non può dare loro l'Eucarestia. Non sarebbe fedele al suo Signore che ha condannato l'adulterio e insegnato l'indissolubilità del matrimonio.


            Il Diritto canonico stabilisce che valutare se un matrimonio è valido o nullo compete ai tribunali ecclesiastici. 

            Già oggi i divorziati possono fare la comunione:
- se hanno subito (dall'altro coniuge) e non voluto il divorzio e non sono risposati;
- se hanno chiesto il divorzio, lo hanno confessato e non si sono risposati;
- se sono risposati ma, con il nuovo "coniuge", decidono e riescono, negli anni, a vivere come fratello e sorella: è una cosa ardua, ma possibile, il desiderio dei sacramenti è così forte che inclina a vivere castamente.

            La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati.

            C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucarestia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.

            Il non essere ammesso a un sacramento non è un'esclusione infamante,  ma fa parte di un percorso di conformazione a Cristo che passa dalla rinuncia a un proprio modo di vedere i sacramenti, al modo con cui Cristo pensa ai sacramenti. E' questa la metanoia, il cambiamento di pensiero a cui tutti siamo chiamati. Questa è l'autentica conversione: pensare come Cristo, avere lo stesso pensiero di Cristo, la sua stessa mentalità e il suo stesso sguardo sulle persone e le creature.

            Lo stesso cardinal Kasper ricorda un testo molto significativo: Agostino, La fede e le opere 19,35, il quale riferisce che alcuni vescovi sono stati negligenti verso gli adulteri. <<Sembra che per i costumi dei cattivi cristiani, un tempo addirittura pessimi, non fosse un male il fatto che uomini sposassero la moglie di un altro o che donne sposassero il marito di un'altra, per questo forse si insinuò presso alcune chiese questa negligenza per cui nelle istruzioni ai richiedenti non si indagava né si riprovava [biasimava] su tali vizi. Così è avvenuto che si è incominciato anche a difenderli. Tali vizi tuttavia sono ancora rari nei battezzati, a meno che non li facciamo aumentare col trascurarli>>. Questo rischio di essere negligenti e di tacere è oggi reale: l'incidenza dell'adulterio in una popolazione aumentata quando non si rimprovera tale peccato, quando lo si trascura o anzi lo si difende.

EMMANUELE
FONTE: Rivista "IL TIMONE"

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari