Vangelo: Mt 21,28-32
Gesù ci presenta il
volto di un Dio benevolo e pieno di tenerezza, paziente e misericordioso che
perde le staffe solo di fronte ad una cosa. Il peccato?No,l'ipocrisia.
Quella di oggi è la parabola del dire e del fare:
Gesù racconta di due figli che cambiano idea, uno dice "sì" ma non
fa', l'altro dice "no" ma ci ripensa e fa. Gesù è contrario ad una
religiosità che si ferma al rito e alla devozione senza che questa trasformi la
vita. Giunge a preferire il figlio anarchico e svogliato che dice quel che
pensa e si fa mettere in discussione all'altro che, salvando l'apparenza del
bravo ragazzo, in realtà non muove un dito per aiutare il Padre. Ne conosco di
gente così, amici!, (non voi, gli altri): persone che hanno fatto delle proprie
convinzioni (che a volte hanno a che fare con la fede) un pilastro e non si
rendono conto di vivere in assoluta contraddizione con quello che dicono;
altri, invece, che si dicono atei o non credenti, vivere poi una buona umanità ,
un'onestà e una correttezza assoluta, fedeli alla propria coscienza. Gesù
chiede onestà nei nostri rapporti, anche con lui. Davanti a Dio non dobbiamo
indossare il vestito del devoto, solo quello, a volte lacero e sporco, del
cercatore di Dio, del discepolo che mendica dignitosamente senso e luce. Senza
questo passo fondamentale, quello della verità con noi stessi, finiremo con
l'adorare un Dio che assomiglia tanto (troppo?) a noi stessi… Gesù chiede al
proprio discepolo di imitarlo nelle parole e nelle opere, senza sfiancarsi alla
ricerca di una pagana coerenza, ma nella serena consapevolezza che incontrare
il Vangelo ci spinge a cambiare la vita.
Buona Domenica di cuore P.Giuseppe Bonardi
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