mercoledì 28 settembre 2011

PRIMA OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SCOLA

Carissimi,

vi invitiamo a leggere questo passo dell'omelia, pubblicata su Avvenire, del Card. Angelo Scola in occasione della solenne celebrazione eucaristica tenutasi per l’insediamento ufficiale nella diocesi di Milano... è molto ricca e soprattutto mi sembra chiaro il programma di Scola:

Riportare la fede nella cultura.

vi inoltriamo un passaggio dell'omelia in cui mi sembra chiaro il programma del nuovo Cardinale....

Tre mesi dopo l’ingresso a Milano dell’Arcivescovo Giovanni Battista Montini, il collegio dei parroci urbani lo sollecitò ad una missione cittadina. L’Epifania del 1956 l’Arcivescovo la propose, con una innovativa apertura a 360°, per l’autunno dell’anno successivo. Egli partiva da una lucida e profetica diagnosi sullo stato della vita cristiana nei battezzati. Scriveva già nel 1934, ben prima di diventare vescovo: «Cristo è un ignoto, un dimenticato, un assente in gran parte della cultura contemporanea». Nel giovane Montini era ben chiara una convinzione: un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana degli uomini, cioè che non diventi cultura, non è più in grado di comunicarsi. Da qui il processo che avrebbe portato inesorabilmente alla separazione tra la fede e la vita cui il magistero di Paolo VI fece spesso riferimento (cf. Paolo VI, Evangelii nuntiandi 22), e avrebbe condotto al massiccio abbandono della pratica cristiana con grave detrimento per la vita personale e comunitaria della Chiesa e della società civile.
Nei vent’anni del mio ministero episcopale, ho avuto dolorosa e crescente conferma dell’attualità di questa diagnosi, soprattutto per gli uomini e le donne delle generazioni intermedie. Essi sembrano sopraffatti dal “mestiere di vivere”. Normalmente non sono contrari al senso cristiano dell’esistenza, ma non riescono a vederne la convenienza per la vita quotidiana loro e dei loro cari.
D’altra parte la Chiesa non può prendere a pretesto, per attutire la necessità di fare i conti con questo giudizio, il travaglio proprio della convulsa transizione in cui siamo immersi, che ha nel male oscuro della cosiddetta crisi economica, finanziaria e politica la sua palese espressione.
Fin da ora voglio ripetere a tutti gli abitanti della diocesi l’invito dell’Arcivescovo Montini: «Se non vi abbiamo compresi … se non siamo stati capaci di ascoltarvi come si doveva, [oggi] vi invitiamo: “Venite ed ascoltate”» (Lettera di indizione della Missione cittadina). Tuttavia, come già fu per la missione montiniana, questo “Venite ed ascoltate” presuppone da parte dei cristiani un andare, un rendersi vicini agli uomini e alle donne in tutti gli ambiti della loro esistenza. Gesù stesso poté dire ai due discepoli del Battista che gli chiedevano di diventare suoi familiari «Venite e vedrete» (cf. Gv 1,39), perché con la Sua missione andava verso l’uomo concreto, per condividerne in tutto la condizione ed il bisogno. L’unico nostro intento è far trasparire Cristo luce delle genti sul volto della Chiesa (cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium 1; Sinodo dei Vescovi, Ecclesia sub Verbo Dei. Relatio finalis dell’Assemblea Straordinaria 1985, II. A2). Del resto questa è la ragione del suo esistere. Ma su tutto ciò ritorneremo nei quattro incontri con le realtà sociali e in quelli delle zone pastorali.

Fonte : Avvenire.it, 26 settembre 2011, "Milano, non perdere di vista Dio"

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