lunedì 5 settembre 2011

COME E' DIFFICILE AMARE: LE BEATITUDINI

In occasione del 186° anniversario della nascita del Beato Luigi Maria Monti dal 23 al 25 luglio 2011  si è tenuto, presso il Santuario di Saronno a lui dedicato, un ritiro di preghiera con giovani provenienti da tutta Italia e religiosi concezionisti provenienti da tutto il mondo.
Vi proponiamo di seguito l’omelia tenuta da Padre Aleando Paritanti, superiore provinciale della congregazione, che i lettori del nostro blog conoscono anche come autore di alcune poesie come “Il piede dell’Immacolata”. Per l’occasione Radio Mater ha trasmesso in diretta la celebrazione liturgica alla quale hanno fatto seguito delle interviste ad alcuni partecipanti.
Tobia

Es 33, 18 – 34, 10
Cor 3, 5-11
Lc 6, 20-31
Non ci stanchiamo mai di cogliere la vivacità della Parola di Dio che ogni domenica accompagna il nostro vivere da cristiani. Come sempre il seme della Parola cade su terreni diversi e sa fruttificare in percentuali differenti.
La prima Parola è quella ascoltata dal libro dell’Esodo: Dio si manifesta scrivendo le Dieci Parole e dando di sé una identità di un Dio “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione”.
Nello stesso istante questo Dio non è visibile: “Tu non potrai vedere il mio volto”, nemmeno Mosè può.
E’ come se l’uomo antico fosse cieco oppure non ammesso alla visione del Dio che invece noi possiamo chiamare “Abbà-Papà”.
A Mosè, il grande, il prescelto da Dio, è permesso un pezzo di spalla: “ti coprirò con la mia mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere”.
Una vista monca, di spalle, non quella vista di occhi negli occhi, tipica di una madre o di un padre con il proprio figlio. Gesù ci promette che solo alla fine potremo vedere Dio faccia a faccia, e sarà eternità.
L’unico che ha visto, ascoltato il Padre, anzi che sta con il Padre, è Gesù ed è Lui che ci permette di “vedere”: non più guardare ma vedere. Il vedere è il passaggio della fede che apre alla visione, non più alla cronaca.
E Paolo, giustamente parla di farci “servitori” di questa Parola che alimenta la fede: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicchè, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.”
E siamo invitati ad essere: “Collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Dio”: è Lui il saggio architetto che ha “posto il fondamento”; e “ciascuno stia attento a come costruisce”.
Da servitori, collaboratori della Parola ci facciamo anche oggi “campo di Dio, edificio di Dio” lasciandoci costruire dalla sapienza di Dio.
Ed è il brano del vangelo di Luca a dirci quale sia questa sapienza. E lo fa tracciando una linea di demarcazione: la beatitudine è la via del contendere e del rovesciare:
non vi è beatitudine solo in Dio e nella sua misericordia
beati voi e rallegratevi di fronte alle cose storte: poveri, affamati, assetati, coloro che sono nel pianto, i perseguitati,
la beatitudine si riserva anche il giudizio:
guai a coloro che hanno il cuore duro e violento, ai senza legge e regole, ai potenti.
Noi che ascoltiamo oggi queste parole di Gesù lasciamoci ricondurre ad una regola di partenza:
come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
E come?
Le frasi sono pietre pesanti che se appese al collo ci affondano:
amate i vostri nemici,
fate del bene a quelli che vi odiano,
benedite coloro che vi maledicono,
pregate per coloro che vi trattano male.
A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra;
a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica.
Dà a chiunque ti chiede,
e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
La linea di demarcazione è chiara: o prendo le sberle e benedico, oppure mi schiero tra i violenti.
Alziamo gli occhi al cielo come fa Gesù all’inizio del vangelo di oggi:
per benedire o maledire
per accettare l’umiliazione o umiliare
per fare le cose che non vorremmo siano fatte a noi
anche quando la sberla non è meritata
anche quando subiamo persecuzioni e violenza senza alcun motivo
anche quando non comprendiamo le regole del gioco del nemico e non facciamo altrettanto
Una scelta e un bivio pauroso:
o il cristiano è martire
o il cristiano è un adattato, un politicamente corretto, un equilibrista
La beatitudine del povero e dell’umiliato non è di questo mondo mercantile:
il benessere è l’idolo a cui sacrificare ogni altra cosa.
Quelle stesse Leggi scolpite su pietra dureranno poco:
presto saranno sostituite da quelle degli idoli.
La corruzione indurisce il cuore e svuota la mente:
Quale beatitudine il cristiano può oggi accettare?
Non fare agli altri quello che tu non desideri che ti facciano:
una regola di giustizia e di equilibrio e sarebbe molto.
Perché amare i nemici?
Perché si rompono le frontiere e si oltrepassano i confini disarmati
Perché la non violenza sconfigge i piani militari
Perché l’essere coraggiosi è non aver paura della potenza dei ragionamenti devianti.
Nella vita di Padre Monti, come in quella di tanti Santi e di molti cristiani di oggi, la beatitudine e la violenza si sfidano, e noi sappiamo come la Provvidenza di Dio guida gli uomini in sentieri dall’immediato giudizio negativo e poi a breve la ragione dei fatti e delle cose ha il sopravvento, come vittoria, come soluzione migliore, come glorificazione.
La beatitudine è visione del futuro: e tale benedizione accompagna Padre Monti: la intuisce da giovane guidando la compagnia dei frati, la soffre nella ricerca della vocazione specifica a Brescia, prima nel Lazzaretto dei colerosi e poi nelle contraddizioni di vita consacrata a Roma nell’ospedale Santo Spirito.
Poi lo vediamo tracciare un sentiero di autonomia con la stesura delle Costituzioni e la richiesta del sacerdozio, fino agli attimi conclusivi della sua vita: pensava al dopo, anche al dopo di lui.
La profezia usa parole umane: voi l’avrete, l’Immacolata vincerà, studia perché sarai una colonna dell’Istituto. Tu, ladro di rape, sarai un santo fratello. Tu, straniero che non sai parlare bene l’italiano, sarai formatore di giovani religiosi.
Tracce di benedizione e di profezia dal sapore santo, umanamente ricche ed entusiasmanti. Vorremmo anche oggi un po’ di quella profezia dei santi per la Chiesa di oggi, per la congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, per i più giovani, per la politica non solo economica, per ogni genitore che con amore mette al mondo  dei figli e li ama fino alla crescita e alla compiutezza della loro vocazione umana e cristiana.
In questo compleanno del Beato Monti vogliamo pregare che gli anni della storia siano insegnamento e nuovo impulso alla santità, alla beatitudine evangelica, vissuta e testimoniata.
Solo attraversando le avversità e i pericoli, solo offrendo una guancia alla violenza gratuita con coraggio e fermezza, solo con la consapevolezza cha la pazienza, la dolcezza, la semplicità
-         Sapranno costruire ponti a campate lunghe e sicure;
-         Sapranno dire e fare opere intelligenti e socialmente utili;
-         Sapranno accogliere e assistere il povero e il ricco, il prepotente e l’umiliato.
In quella pazienza, dolcezza e semplicità, la carità avrà l’ultima parola, quella che coniuga il comandamento dell’amore dell’amore a tutte le latitudini.
Carissimi devoti e amici del Beato Monti godiamo di questo compleanno, rallegrandoci e benedicendoci l’uno con  l’altro, come figli dallo sguardo penetrante ed evangelicamente saggio.
Il Beato Monti aiuti i nostri passi a percorrere strade nuove, dal volto giovane.



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